martedì 17 aprile 2012

L'esecutivo cerca la strada per uscire dalle secche


di MARCELLO SORGI,dalla stampa

Mario Monti prova a portare il suo governo fuori dalle secche in cui si è arenato. Il consiglio dei ministri di ieri, con l’approvazione delle delega fiscale, e il vertice di maggioranza di stasera, con Alfano, Bersani e Casini, sono due passi che vanno in quella direzione. La riforma fiscale, anche se i tempi si annunciano molto lunghi, dovrebbe almeno consentire di sperare, in caso di miglioramento della congiuntura economica, di ipotizzare una riduzione delle tasse almeno per la fascia di contribuenti più poveri. Preceduto da una telefonata di disgelo tra il presidente del consiglio ed Emma Marcegaglia, l’annuncio di un nuovo ritocco al testo della riforma del mercato del lavoro, per venire incontro alle richieste di Confindustria, dovrebbe servire a creare le condizioni per una conclusione positiva del vertice di stasera.

Per Monti, venire a capo dell’infinita trattativa sulla riforma è vitale. Dopo le resistenze di Pd e sindacati, superate con la reintroduzione della possibilità di reintegro anche per i licenziamenti economici, oltre a quelli disciplinari e discriminatori, il fronte aperto con le imprese e con il Pdl schierato al loro fianco rischiava di paralizzare l’iter parlamentare del disegno di legge. Altrettanto importante è sbloccare la legge anticorruzione, in mano alla ministra di giustizia Severino, impegolata in una serie di veti incrociati.

Ma è inutile nasconderlo: è tutto il clima attorno al governo che nel giro di pochi giorni s’è deteriorato. La campagna elettorale, i sondaggi negativi, il moltiplicarsi delle inchieste giudiziarie (negli ultimi giorni anche la posizione del governatore della Lombardia Formigoni s’è appesantita), che aggravano il rapporto con l’opinione pubblica, la questione del finanziamento pubblico sul quale i partiti hanno cercato senza riuscire a trovarla una soluzione, sono tutte cause che si sommano e indeboliscono la solidarietà interna della maggioranza a tre e il sostegno a Monti. Non è certo un buon segno il terzo vertice in poche settimane per trovare una soluzione concordata sul lavoro.

Per capire se davvero potrà essere considerato quello definitivo, basterà vedere se Monti, una volta ritrovata l’intesa, sarà in grado di presentare un maxiemendamento al testo giacente in Parlamento, sul quale poi porre la fiducia.

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