martedì 10 maggio 2011

Per qualche voto in più!


di MARCELLO SORGI, dalla "Stampa"

Neppure la Giornata della Memoria dedicata dal Capo dello Stato ai magistrati vittime del terrorismo ha convinto Berlusconi a fermare la sua campagna contro i giudici. Anzi, a Milano per prendere parte a un’udienza del processo Mills, il Cavaliere ne ha approfittato per chiarire meglio il senso delle sue affermazioni.

Dunque, pieno rispetto per i magistrati caduti sotto il piombo delle Brigate rosse e delle altre formazioni terroristiche negli Anni Settanta e Ottanta, che il premier, davanti ai giornalisti, ha definito «eroi». E anche una chiara presa di distanza dai manifesti in cui si parlava di Br nelle procure. E ancora, parole di rispetto per il presidente Napolitano, dopo gli ultimi attriti relativi alla richiesta di un passaggio parlamentare dopo il rimpasto, che ha visto entrare nel governo deputati transfughi dall’opposizione.

Malgrado ciò Berlusconi non rinuncia alla sua campagna contro la procura di Milano (verso la quale, tra l’altro, a poca distanza da lui, la Santanchè ha lanciato attacchi irripetibili). Il premier insiste a presentarsi come la vittima numero uno di una persecuzione fin qui approdata a ben 24 processi, che lo hanno visto imputato e mai condannato (grazie anche, ma questo si guarda bene dal dirlo, alle numerose leggi ad personam che gli hanno consentito in alcuni casi di salvarsi con la prescrizione).

In realtà, dietro questa particolare contabilità giudiziaria c’è l’obiettivo del premier di focalizzare l’ultima settimana di campagna elettorale su Milano, che rappresenta la posta decisiva di tutta la tornata di amministrative, e in particolare sul potere della magistratura nella Capitale del Nord da cui partì quasi vent’anni fa Mani pulite. Sondaggi alla mano, Berlusconi è convinto che nel suo campo sia forte il timore di uno strapotere dei giudici, e che la coincidenza della ripresa dei processi e dei suoi lunedì in tribunale con la scadenza del voto renda ultrasensibili i suoi elettori a questi argomenti.

Di qui l’impostazione della campagna, non, o non esclusivamente, sullo scontro destra-sinistra o governo-opposizione, ma, appunto, sulla partita aperta con la magistratura e sul preteso potere dei giudici che giungerebbe a mettere in discussione il diritto dei cittadini a farsi governare da chi hanno scelto, e perfino degli imprenditori a muoversi in un regime di libera impresa. Argomento, quest’ultimo, che il premier ha sentito risuonare tra le file dei suoi ex colleghi specie dopo la sentenza sul caso Thyssen a Torino. E che ha subito messo a frutto in questi ultimi giorni di campagna in cui vuol far vestire ai giudici l’abito della vera, reale, opposizione.

Nessun commento:

Posta un commento