DECRETO SVILUPPO
"Ecco come il governo
ha ceduto agli stabilimenti"
Denuncia del Wwf: "Norme sulla privatizzazione delle spiagge scritte sotto dettatura, lo provano i documenti di Assobalneari". Manifestazione nazionale annunciata per il 18 giugno
ROMA - Che cosa succede quando un governo ha un "ministero del Turismo che pare avere solo un nome e un ministro", privo di "linee strategiche", di "potere politico" e "capacità interlocutorie"? Un governo che non sa fare di meglio che organizzare "riunioni scialbe" che conclude "senza presentare alcuna traccia di lavoro"? Succede, denuncia il Wwf, che la politica del turismo la fanno direttamente gli imprenditori, dettando i loro desiderata a palazzo Chigi, ottenendo piena soddisfazione, come è accaduto con la privatizzazione delle spiagge contenuta nel decreto sviluppo appena approvato 1. L'organizzazione ambientalista ha scovato il resoconto di un incontro del gennaio 2010 tra il governo e Assobalneari, l'associazione dei gestori di stabilimenti marittimi che fa capo a Confindustria.
Il documento, ancora disponbile online sui siti di alcuni stabilimenti 2, è quello redatto dalla stessa associazione. Dopo il lungo atto d'accusa contro l'inettitudine del governo, il verbale ricorda che "solo Assobalneari ha presentato al ministro il documento strategico... relativo a cinque precisi obiettivi di lavoro". Può quindi scandalizzare, ma non meravigliare, che in questo vuoto di politica "gli obiettivi di lavoro" siano diventati oggi la sostanza del decreto sviluppo.
"I fatti ed i documenti parlano chiaro - denuncia il Wwf - Il 27 gennaio 2010 in un incontro con il Ministro Brambilla, l'Assobalneari consegna una nota con cui si chiedono sostanzialmente tre cose: la proroga delle concessioni in essere sino al 2015, la previsioni di concessioni demaniali cinquantennali e l'introduzione del diritto di superficie sul demanio marittimo. Il governo ha prorogato le concessioni in essere sino al 2015 con la legge n. 25/2010 ed intende introdurre per decreto legge il diritto di superficie per novant'anni, entrando in aperto conflitto con gli orientamenti della Commissione Europea sulla libera concorrenza e aprendo allo scempio ulteriore delle nostre coste; alla luce di questo poca importanza ha la previsione di concessioni demaniali di cinquant'ani perché chiaramente a il tempo di occupazione demaniale sarà condizionato non dalla concessione ma dal diritto di superficie che garantirà comunque la permanenza degli immobili realizzati".
"Il governo - lamenta ancora l'associazione del Panda - per venire incontro all'Assobalneari non solo ha prorogato anche le concessioni demaniali in scadenza garantendole sino al 2015, ma con la stessa legge (L. 25/2010) ha consentito ai titolari di concessioni di sei anni di fare richiesta, in ragione degli investimenti effettuati o di quelli che intendono fare, di una proroga ventennale. Insomma, indipendentemente dalla modalità di assegnazione della concessione, molti stabilimenti sono oggi garantiti sino al 2035. In questo quadro il governo inserisce il decreto legge sulle concessioni novantennali che evidentemente mirano a nuovi insediamenti perché, come abbiamo detto, gli stabilimenti esistenti già oggi hanno avuto sufficienti garanzie. Il modello che sembra volersi perseguire è quello della cittadelle del divertimento: piscina, palestra, sauna, bar, ristorante, discoteca, negozietti oltre ai soliti spogliatoi, cabine, bagni e docce costituiscono un'insieme dove ombrelloni e sdraio sono l'ammennicolo che giustifica la concessione demaniale".
La denuncia del Wwf arriva mentre la mobilitazione ambientalista 3 contro le norme sulle spiagge contenute nel decreto sviluppo resta altissima. "Abbiamo ascoltato in questi giorni ampie rassicurazioni da parte dei ministri dei Beni Culturali e dell'Ambiente sul fatto che rispetto al Dl Sviluppo e alla concessione in diritto di superficie per 90 anni di edifici e spiagge, varranno in ogni caso i vincoli esistenti. Sono affermazioni - sottolinea Legambiente - purtroppo smentite dal testo, che non prevede in alcun modo la partecipazione dei ministeri alla procedura di costituzione del diritto di superficie. E in ogni caso, i vincoli possono essere aggirati e persino modificati da Comuni e Regioni". "All'articolo 3 - denuncia ancora Legambiente - si prevede il rilascio del provvedimento costitutivo del diritto di superficie, da parte della Regione d'intesa con il Comune e Agenzia delle Entrate, escludendo il ministero dei Beni Culturali, che pure dovrebbe vigilare sui 300 metri dalla battigia, e il ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare".
"Quello del governo è un attacco senza precedenti alle spiagge italiane che con il diritto di superficie daranno invase da una colata di 10 milioni di metri cubiu di cemento", rincara infine il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che annuncia "una manifestazione nazionale contro la privatizzazione delle spiagge" per il prossimo 18 giu
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