COSA SI PUÒ FARE PRIMA DELLE ELEZIONI
Dalle elezioni ci separano all'incirca nove mesi, quanto basta per mettere al mondo una creatura; ma l'attesa della vita si è trasformata in una morte prematura. Zero riforme, zero leggi in Parlamento. Sicché in questo finale di partita va in scena il Grande Imbroglio, l'alibi usato dai partiti per sabotare qualunque iniziativa.
La legge sulle intercettazioni? Troppo tardi, dichiara all'unisono il Pd. Quella sulla corruzione? Non c'è più tempo, replica a brutto muso il Pdl. Idem per il semipresidenzialismo licenziato dal Senato. Per la responsabilità dei giudici, approvata dalla Camera in febbraio. Per la riforma del fisco, abbozzata in aprile dal governo. Per la revisione dei regolamenti parlamentari, in modo da rendere più impervio il salto della quaglia degli eletti. Per la disciplina dei partiti. Per i temi etici, a cominciare dai diritti delle coppie di fatto. L'unica legge promessa a destra e a manca è quella elettorale: più che una legge, l'estrema unzione della legislatura, e chissà se le verrà mai impartita.
C'è una ragione giuridica dietro questo stallo? Nessuna: le Camere funzionano a pieno regime fino alla scadenza. O anche dopo, finché non si riunisca il nuovo Parlamento (articolo 61 della Costituzione). Difatti per i parlamentari non vale la regola del semestre bianco, come per il capo dello Stato. E la legislatura dura cinque anni, non quattro anni e mezzo. Ma ormai il suo cuore batte piano, il respiro è quasi un rantolo. Nei primi diciotto mesi della legislatura in corso vennero approvate 119 leggi; negli ultimi otto mesi, da quando è scoccato il Capodanno del 2012, sono soltanto 11 i progetti di legge d'iniziativa parlamentare arrivati in porto. Supplisce, per lo più, l'esecutivo (38 provvedimenti). Ma il governo Monti si tiene alla larga dalle materie dove infuriano i contrasti. Un po' perché ha un mandato circoscritto alle questioni dell'economia; un po' perché sa bene che altrimenti può rimetterci le penne.
E allora sbuca fuori l'alibi, la scusa recitata in coro dai partiti: per ogni accordo politico servirebbe tempo, e tempo non ce n'è. Vero? No, falso. Il progetto di Costituzione, ovvero l'ossatura della Carta del 1947, fu scritto e votato in appena sei mesi. Più di recente, il disegno di legge costituzionale che ha introdotto il pareggio di bilancio è stato timbrato in sette mesi. Quanto alle leggi ordinarie, quella di stabilità ha occupato due sole sedute parlamentari (11-12 novembre 2011). A luglio la Campania ha varato una normativa contro la violenza sulle donne, pochi giorni dopo l'ennesimo assassinio. Mentre a suo tempo la legge che appose un titoletto ai referendum venne siglata da Camera e Senato fra la mattina e il pomeriggio del 17 maggio 1995.
Ma in realtà non c'è bisogno di vestirsi da Speedy Gonzales. Non occorrono né accelerazioni né improvvisazioni. Basta raccogliere il lavoro parlamentare già espletato, per mettere a profitto quest'ultimo scorcio della legislatura. Quantomeno sui capitoli della giustizia, della legalità ferita. Urgenze che non possono aspettare. Oltretutto un Parlamento incanutito dovrebbe avere in dote l'esperienza. Invece il nostro Parlamento preferisce un funerale da fanciullo, senza mai essere cresciuto.
di Michele Ainis, dal Corriere
22 agosto 2012 |
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