venerdì 25 maggio 2012

La riduzione dei finanziamenti non ferma l'insofferenza


di MARCELLO SORGI, dalla Stampa

Nel giorno in cui il Tribunale del riesame ribadisce la richiesta di arresto per il tesoriere della Margherita Lusi, accusato di aver sottratto a scopo personale 23 milioni di euro di finanziamento pubblico destinato al partito, la Camera approva finalmente in prima lettura la riforma dei rimborsi elettorali. Alla fine, la decisione presa con uno striminzito voto di 291 deputati, la maggioranza più risicata che si sia manifestata da quando esiste il governo Monti, è di dimezzare i rimborsi, anche se un complicato meccanismo previsto tra le righe della legge prevede che ulteriori contributi dello Stato possano aggiungersi ad eventuali aiuti privati ai partiti.

Se la Camera fosse riuscita a licenziare il testo prima dei ballottaggi, il taglio dei rimborsi avrebbe potuto influire sui risultati del voto? Difficile dirlo. La sensazione è che al punto in cui è giunta l'insofferenza degli elettori aggravata dalle lungaggini a cui la riforma ha dovuto sottostare, con una lunga vigilia di settimane e di mesi in cui si oscillava tra il taglio di un terzo e quello totale -, difficilmente il dimezzamento dei fondi pubblici basterà a far rientrare l'ira di un'opinione pubblica sconcertata dagli scandali della Margherita e della Lega e dall'incapacità dei partiti di trovare rimedi seri alla corruzione. Infatti, anche la legge proposta dalla ministra di Giustizia Severino ha avuto un iter parlamentare molto tormentato ed è ancora lontana dal varo definitivo.

Inoltre i partiti che hanno votato contro la legge in Parlamento, a cominciare dall'Idv di Di Pietro, continuano una campagna tesa a dimostrare che si tratti di una finta riforma, nè più nè meno come sta facendo Grillo da tempo sulla rete. I cittadini hanno così cominciato a prendere confidenza con le cifre assolute del finanziamento statale, che restano enormi. In dieci anni il sostegno ai partiti è passato da cento miliardi delle vecchie lire a quasi mille: si è in pratica decuplicato! Il dimezzamento non fa che portare i miliardi da mille a cinquecento. Ma non esiste in Italia una categoria, pubblica o privata, che abbia potuto vedere i propri proventi moltiplicati per cinque volte nell'ultimo decennio. Anzi, a partire dallo scorso novembre, la necessaria strategia anticrisi del governo ha reso indispensabili tagli agli stipendi e alle pensioni, oltre ad aver allungato la vita lavorativa. Una ragione di più, per la gente, per giudicare il testo uscito ieri da Montecitorio una piccola riforma, lontana da quel che s'aspettava.


Nessun commento:

Posta un commento