martedì 14 giugno 2011

Le sigle dei partiti espulse dal palco .


"Una vittoria dei cittadini e di Internet"

di FRANCESCA PACI, dalla "Stampa"

ROMA

I referendari romani non scelgono a caso la Bocca della Verità per prendere la bici e precipitarsi a festeggiare la notizia del quorum espugnato: il luogo non potrebbe essere più simbolico.



«Li abbiamo smascherati» recita il cartello improvvisato dall’insegnate di scuola media Anna. A chi si riferisce? La sua risposta sintetizza l’umore della piazza che si gonfia a vista d’occhio come i palloncini azzurri dei «Comitati per il sì all’acqua bene comune»: «I politici ovviamente, abbiamo smascherato i politici». Sebbene la gioia collettiva abbia un netto colore antigovernativo, gli autoconvocatisi davanti al mascherone di Santa Maria in Cosmedin non vogliono farsene scippare il merito da nessuno. Non a caso i partiti sono stati esclusi dal palco che amplifica la gioia moltiplicando lo slogan «Non ci siamo abituati ma abbiamo vinto!». Tutti i sostenitori della consultazione popolare sono benvenuti. Compresi il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, l’ex ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, il responsabile della green economy del Pd e il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, l’unico a essere accolto con calore. Ma qui, ora, non c’è spazio per le vecchie bandiere: i protagonisti sono gli uomini, le donne, i volenterosi senza altra affiliazione che quella alla «cittadinanza responsabile».



«E’ il trionfo del bene comune: dal nucleare all’acqua fino alla legge, che Berlusconi pretendeva essere suo appannaggio, gli italiani si sono ripresi il futuro» afferma la quarantottenne Silvia Del Guercio, che per l’occasione ha lasciato per un’oretta l’ufficio del piccolo hotel di cui è proprietaria.



Tra una canzone di Manu Chao e una dei 99 Posse si leva il coro «dimissioni, dimissioni». Eppure, per quanto non si trovi tra i festanti un solo sostenitore del centrodestra, sarebbe riduttivo attribuire il trionfo all’opposizione. Vince «la democrazia» argomenta Adriana Fornaro, presidente dei comitati di quartiere Amici della Madonnetta: «Il governo è stato eletto a maggioranza, ma quella maggioranza non c’è più perché non avremmo vinto senza il voto di tanti elettori di Berlusconi persuasi ormai che la legge sia uguale per tutti».



Il leitmotiv è la riscossa del cittadino comune. «La gente ha ripreso a ragionare rifiutando il diktat dei politici» sostiene Massimo Di Bartolomeo, 56 anni, impiegato in un’azienda farmaceutica. Chi è travolto dai sì insomma, l’intero parlamento? «Perdono il Pdl e una parte della Lega. Ma il referendum è anche un banco di prova per il centrosinistra che su temi come lavoro, sicurezza, energia, è ancora un po’ indietro».



«E’ la prima volta che sono felice di votare, spero che i partiti capiscano la lezione» nota Laura, 37 anni, progettista in un’organizzazione non governativa ed elettrice del centrosinistra. Gli under 40, tanti, ammettono di non essersi esattamente precipitati alle urne negli ultimi vent’anni. «Più del merito dei quesiti conta la prova che gli italiani non sono assuefatti alla politica, che hanno una coscienza» insiste Silvia Ortolani, 33 anni, precaria in una società che si occupa di ambiente. Gli aspiranti filosofi Michele Raspanti e Margherita Porena, entrambi ventitreenni, tirano le somme: «Vincono i cittadini, vince Internet e perde la vecchia politica».



La voglia di festeggiare è tanta, ma c’è anche la consapevolezza che la sfida inizia adesso. Fabio Zuccaro, imprenditore quarantanovenne, prova a spiegare «l’evento» al figlioletto Federico che l’ha accompagnato in piazza e un po’ anche a se stesso: «Gli italiani sono esasperati e hanno bocciato le scelte del governo. Mi rendo contro che se il popolo discutesse ogni iniziativa politica ci sarebbe la paralisi, ma forse bisognerebbe ripensare la legge elettorale e il meccanismo di rappresentanza. E’ ora che l’opposizione si rimbocchi le maniche».



Un successo tattico necessita strategia. «L’Italia è libera dal berlusconismo ma dobbiamo studiare alleanze e programmi, non mischiamo la Tav alla vittoria» ragiona l’attrice-autrice Silvia Nebbia mentre dal palco il militante Daniel Gontarvo tuona contro l’alta velocità. Sarà che è vicina al Pd, ma Silvia ci tiene a non dividersi: «Servono i partiti e serve la Rete, bisogna fondere la cultura di governo alla capacità movimentista di dire no: uniti nella distinzione insomma, proprio per il bene comune».

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