martedì 14 giugno 2011


Gran Bretagna: via gli incentivi per la «banca verde»

Fortemente voluta dal vicepremier Nick Clegg

LONDRA vuole finanziare le rinnovabili attraverso il credito

MILANO - Finanziare l’economia verde attraverso il credito e la selezione dei progetti con il miglior potenziale di rendimento. Trasformare, in altre parole, un sistema di crescita della green economy basato largamente sulla tassazione e sui sussidi pubblici in un business capace di autoregolarsi attraverso i normali criteri del rischio d’impresa. È questa la rivoluzione culturale sottesa alla creazione di una «Banca Verde», fortissimamente voluta in Gran Bretagna dal vicepremier Nick Clegg, leader del partito liberaldemocratico, ma appoggiata anche dal primo ministro David Cameron. Perché proprio la Banca Verde potrebbe rivelarsi il volano capace di trasformare in realtà gli obiettivi fissati dal governo britannico, che puntano a una riduzione del 50% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2025 e dell’80% entro il 2050.



DATI - Già oggi, in termini statistici la green economy rappresenta in Gran Bretagna un settore tutt’altro che marginale. Secondo dati dell’agenzia governativa UK Trade Investments (Ukti) il mercato britannico dei beni e servizi collegati all’ambiente ha un fatturato complessivo di 112 miliardi di sterline (circa 125 miliardi di euro) e dà lavoro a un totale di oltre 900 mila addetti. Tuttavia il Regno Unito, complice la crisi e le restrizioni budgetarie, ha consacrato non più di 12,6 miliardi di sterline (circa 15 miliardi di euro) agli investimenti «verdi» nel periodo 2009-2010, in pratica non più dell’1% del Pil e appena un terzo della somma destinata al bilancio della difesa. Si rende dunque necessario un cambio di passo per finanziare lo sviluppo di un settore che già adesso vanta un tasso di crescita annua del 4,9% e da cui è attesa la creazione di almeno 300 mila nuovi posti di lavoro entro il 2020. Le risorse pubbliche, nonostante la carbon tax la cui introduzione è prevista dopo il 2013, non saranno tuttavia sufficienti a finanziare la crescita del settore. La soluzione individuata è dunque la creazione di una Green Bank, che il Tesoro si è detto disponibile a capitalizzare fino a 3 miliardi di sterline attraverso la vendita di cespiti di proprietà pubblica.



CONVINCIMENTO - Difficile dire a priori se la Banca Verde saprà convincere gli investitori privati a partecipare all’avventura. Ma l’ammontare delle cifre in gioco dimostra che il governo di Londra ha tutte le intenzioni di fare sul serio. Dal punto di vista della filosofia gestionale la banca finanzierà solamente progetti che rispettino il criterio della redditività di lungo periodo e della sostenibilità ambientale. L’Istituto godrà di piena autonomia dal ministero del Tesoro (sono in molti a temere interferenze politiche, quindi meglio evitare le tentazioni) e a partire dal 2015 sarà in grado di raccogliere capitali sul mercato esattamente come qualsiasi altro intermediario. L’obiettivo è di realizzare investimenti complessivi per un ammentare di 15 miliardi di sterline (16,8 miliardi di euro), prevalentemente in progetti di efficientamento dell’utilizzo dell’energia e nella creazione di impianti eolici off-shore.



Marco Sabella, dal Corriere



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