IL CASO Decreto sviluppo, sulle spiagge si cambia
il governo rinuncia al diritto di superficieDopo la riduzione da 90 a 20 anni, marcia indietro completa della maggioranza sulla norma che assegnava ai privati la proprietà delle strutture realizzate sugli arenili. Esulta il Pd
ROMA - Salta dal decreto sviluppo 1 la norma sui diritti di superficie delle spiagge. Alla Camera governo e relatori hanno infatti accolto alcuni emendamenti soppressivi della norma che portava a 20 anni il diritto di superficie sugli arenili (in un primo momento il termine era stato fissato in 90 anni 2). La materia potrebbe essere affrontata in un altro provvedimento, con molta probabilità nell'articolo 21 della Legge comunitaria. Rimangono invece intatte le norme sui distretti turistici che, anche in questo caso, subiscono una modifica voluta dal Pd che ha richiesto che il provvedimento non riguardasse solamente le strutture turistico-alberghiere.
Lo stop è stato accolto con soddisfazione dall'opposizione. "Abbiamo ottenuto la soppressione dei commi 1, 2 e 3 dell'articolo 3 del decreto sviluppo, quelli relativi alle spiagge. Come richiesto dal Pd, quindi, le norme vengono eliminate: dopo aver generato un'enorme confusione, governo e maggioranza sono state costrette ad un passo indietro. Ora si dovrà lavorare a una legge per affrontare la questione", commenta Alberto Fluvi, capogruppo pd nella commissione Finanze di Montecitorio.
Secondo l'opposizione e le associazioni ambientaliste 3,
con l'introduzione del "diritto di superficie" se lo Stato avesse voluto le spiagge libere da infrastrutture una volta scaduto il termine dei vent'anni, avrebbe dovuto pagare ai privati il valore degli immobili realizzati in quanto questi sarebbero stati da considerare a tutti gli effetti di loro proprietà e quindi potevano essere venduti o ereditati. La norma allo stesso tempo avrebbe ridotto il potere che lo Stato può esercitare sulle coste perché con la concessione - a differenza che con il diritto di superficie - lo Stato aveva la possibilità di revoca in caso di violazione dei termini del contratto, visto che la concessione stabiliva anche le dimensioni delle strutture che potevano essere edificate.
(14 giugno 2011
Fonte : Repubblica
il governo rinuncia al diritto di superficieDopo la riduzione da 90 a 20 anni, marcia indietro completa della maggioranza sulla norma che assegnava ai privati la proprietà delle strutture realizzate sugli arenili. Esulta il Pd
ROMA - Salta dal decreto sviluppo 1 la norma sui diritti di superficie delle spiagge. Alla Camera governo e relatori hanno infatti accolto alcuni emendamenti soppressivi della norma che portava a 20 anni il diritto di superficie sugli arenili (in un primo momento il termine era stato fissato in 90 anni 2). La materia potrebbe essere affrontata in un altro provvedimento, con molta probabilità nell'articolo 21 della Legge comunitaria. Rimangono invece intatte le norme sui distretti turistici che, anche in questo caso, subiscono una modifica voluta dal Pd che ha richiesto che il provvedimento non riguardasse solamente le strutture turistico-alberghiere.
Lo stop è stato accolto con soddisfazione dall'opposizione. "Abbiamo ottenuto la soppressione dei commi 1, 2 e 3 dell'articolo 3 del decreto sviluppo, quelli relativi alle spiagge. Come richiesto dal Pd, quindi, le norme vengono eliminate: dopo aver generato un'enorme confusione, governo e maggioranza sono state costrette ad un passo indietro. Ora si dovrà lavorare a una legge per affrontare la questione", commenta Alberto Fluvi, capogruppo pd nella commissione Finanze di Montecitorio.
Secondo l'opposizione e le associazioni ambientaliste 3,
con l'introduzione del "diritto di superficie" se lo Stato avesse voluto le spiagge libere da infrastrutture una volta scaduto il termine dei vent'anni, avrebbe dovuto pagare ai privati il valore degli immobili realizzati in quanto questi sarebbero stati da considerare a tutti gli effetti di loro proprietà e quindi potevano essere venduti o ereditati. La norma allo stesso tempo avrebbe ridotto il potere che lo Stato può esercitare sulle coste perché con la concessione - a differenza che con il diritto di superficie - lo Stato aveva la possibilità di revoca in caso di violazione dei termini del contratto, visto che la concessione stabiliva anche le dimensioni delle strutture che potevano essere edificate.
(14 giugno 2011
Fonte : Repubblica
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