martedì 18 settembre 2012

Non esiste un programma Bersani, un programma Renzi o un programma Berlusconi ma esiste solo il programma Ue-Bce-Fmi-mercati.


di Michele Mendolicchio, da Rinascita
Le polemiche di questi giorni sulle primarie, nella sfida tra Bersani e Renzi e sul ritorno di Berlusconi ci coinvolgono molto poco. Lo scenario non è nuovo. E’ dalla nascita della seconda Repubblica che assistiamo a questo balletto tra l’uno e l’altro schieramento, con rovesciamento delle colpe bipartisan. Non è questione di programma perché come abbiamo visto alla fine le differenze sono molto poche o quantomeno vengono poi livellate dai padroni di Bruxelles e dei poteri forti.
Non esiste un programma Bersani, un programma Renzi o un programma Berlusconi ma esiste solo il programma Ue-Bce-Fmi-mercati. E la cosa buffa è che stiamo ancora a dividerci tra destra e sinistra, tra rossi e neri, tra berlusconiani e antiberlusconiani mentre sulle nostre teste passa di tutto.
Passa la riforma del lavoro: un peggioramento all’infinito fatto di precarietà e salari miseri; passa la riforma delle pensioni con tagli e prolungamento lavorativo; passa il fiscal compact con ripercussioni pesanti sulle nostre tasche e sulla crescita; passa l’idea che stare in Europa porti dei benefici. Di diversità nei programmi e di promesse su questo e quel tema ne sentiamo tante ma come al solito si mena il can per l’aia. Lo fa Renzi, lo fa Bersani, lo fa Di Pietro, lo fa Berlusconi, lo fa Casini, lo fa Fini ma poi l’ultima parola spetta sempre ai padroni di Bruxelles, di Francoforte, di Wall Street e della City. Non c’è nulla che passi liberamente senza il capestro dei poteri internazionali. Un governo di centrodestra o di centrosinistra o dei tecnici si muove solo nel solco tracciato dalla grande finanza e dai padroni stelle e strisce. Solo tornando alle politiche nazionali si può imporre una propria ricetta a difesa dei nostri interessi e soprattutto dei cittadini. Per il resto sono balle. Se poi l’antiberlusconismo è l’antidoto per coprire tutte schifezze che passano sulle nostre teste, allora ve lo lasciamo tutto. La rottamazione dell’uno o dell’altro serve a ben poco se non si cambia il modello di riferimento. Se il modello continuerà ad essere quello liberista dove a dettare legge sono le multinazionali, la grande finanza e i poteri burocrati dell’Ue è chiaro che da questo stato di sfruttamento, ormai quasi a livello schiavista, non ci solleveremo mai. Forse la novità passa nei matrimoni gay? O forse passa attraverso politiche migratorie senza limiti? O forse gli steccati sociali si azzerano con la semplice cittadinanza? Forme di schiavitù sono sempre più presenti nella vita di tutti i giorni. Che passi dallo sfruttamento degli immigrati di  Rosarno o degli operai della Fiat cambia ben poco. Con l’avvento di Monti poi le gabbie si sono ancor di più chiuse, con tutti noi dentro. Non basta poi dire: cambieremo la riforma della Fornero, ridurremo le tasse, concederemo la cittadina breve e su tutto il resto, come fanno Pd, Pdl, Idv e Sel, per sentirsi diversi l’uno dall’altro. Possono promettere e dire quello che vogliono sia in politica interna che estera tanto poi al vaglio dei poteri internazionali debbono sempre passare. La diversità la possono vedere solo quelli che girano ancora con il paraocchi ideologico. Renzi è una sorta di riedizione dell’esperienza veltroniana e nulla più. Anche il programma di Veltroni era fatto di liberismo, di richiami all’Europa, di meritocrazia astratta, di accoglienza e di simbolismi d’oltreoceano. Poi però è rimasto tutto nell’astrattismo. L’Amerika non può essere presa come un esempio da seguire, anche perché il razzismo e la disuguaglianza sociale sono una delle sue caratteristiche dominanti. Ma davvero crediamo che un governo di centrosinistra possa invertire la rotta? Anche affiancando a Bersani un Di Pietro o un Vendola cambierebbe ben poco. Tutt’al più nella ricorrenza delle carovane gay. Ma questo non porta alla crescita economica, alla dignità dei salari e alla qualità di vita.

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