domenica 18 marzo 2012

Uno "(s)memorandum" per regolamentare le trivellazioni nel metapontino"


l CIAC (Centro Incontro azione Culturale) di Nova Siri, Ola (Organizzazione lucana ambientalista), No Scorie Trisaia, imprenditori del luogo, cittadini e amministratori, hanno vivamente partecipato al dibattito sul tema “Trivellazioni petrolifere selvagge: altro pozzo a Tempa La Petrosa”, tenutosi ieri sera presso la delegazione Comunale di Nova Siri Marina. Nel corso dell'incontro è stato presentato un decalogo da applicare in Basilicata, una “terra di nessuno”, come è stata appellata da Antonio Bavusi, responsabile scientifico Ola (in foto), e oggetto del “documento congiunto per una richiesta di moratoria delle attività petrolifere in Basilicata e sulla salvaguardia della sicurezza delle popolazioni e dei lavoratori". Ironicamente denominato “sMemorandum” perché stilato in diretta risposta agli accordi Governo-Basilicata in merito ai quali ha fatto seguito la concessione di ulteriori permessi di ricerca in aree trasversalmente distribuite per ben 13 comuni della costa jonica.

Questi i punti contenuti nel documento (per il cui approfondimento si rimanda a  www.camper.olambientalista.it): più democrazia nella sottoscrizione di accordi tra Regione e Governo Centrale, ed coinvolgimento  delle amministrazioni locali in tali decisioni; maggiore tutela delle economie locali, la cui vocazione è agli antipodi del settore petrolifero, nonché delle acque, elemento indispensabile alle attività estrattive che possono rilasciarvi rifiuti tossici e metalli pesanti, con il rischio di inquinamento delle falde acquifere. Ed ancora: tutela dell’ambiente e limitazione delle emissioni inquinanti in atmosfera; rivalutazione delle questioni inerenti la concessione delle Royalties provenienti dall’estrazione di greggio, essendo quello lucano l’unico caso al mondo in cui le compagnie petrolifere trattengono ben il 93% del valore commerciale dei barili estratti (mentre altrove viene rilasciato dal 50% al 95% di tale valore a compensazione dei danni prodotti); regolamentazione per le ricerche e trivellazioni petrolifere, affinché vengano concesse in aree geologicamente e paesaggisticamente adatte a tali attività ed attuate con metodi che tengano conto delle caratteristiche idrogeologiche del sottosuolo; limitazione del consumo di acqua nelle attività petrolifere, poiché il rapporto di 1 a 8 (dove per la lavorazione di ogni barile di greggio ne occorrono 8 di acqua) si configura a netto svantaggio di una regione che vede proprio nell’acqua la sua fonte rinnovabile più preziosa; concessione di fidejussioni e fondi di garanzia per i ripristini ambientali dei possibili danni provocati da un’attività, quella estrattiva, capace di causare l’aumento del rischio sismico del territorio, pompando nel sottosuolo liquidi ad alta pressione; ed infine, un’accurata ricerca epidemiologica per quantificare danni e rischi a carico della salute umana e animale nelle zone interessate dalle attività di trivellazione e, di conseguenza, garanzie di informazione e trasparenza sugli effetti negativi delle attività estrattive.

Piuttosto allarmante, insomma, il quadro disegnato da Antonio Bavusi nella sua illustrazione dei 15 permessi di ricerca in via di attuazione in Basilicata, dove la situazione si presenterebbe simile ad un far west in cui poche e disattese sarebbero le regole declinate a controllo delle attività estrattive in aree semi-desertiche e non, sfruttate ad uso e consumo delle compagnie petrolifere, scarse la chiarezza e l’informazione, ai danni degli abitanti delle zone interessate dalle trivellazioni, e frequenti sarebbero, stando a quanto riferito da Bavusi, i tentativi di bypassare la burocrazia attraverso espedienti come quello che in gergo viene chiamato Work Over. In parole povere la “duplicazione di un pozzo nella stessa postazione senza dover richiedere ulteriori permessi, proprio come sta accadendo a Viggiano - spiega il responsabile scientifico Ola – dove, in seguito alle perforazioni previste per il pozzo Monte Alpi 1 è stata recentemente autorizzata la realizzazione di un secondo pozzo, il Monte Alpi 2 ;[…] teniamo presente che parliamo di una fonte in esaurimento a livello mondiale - continua Bavusi - e da qui scaturisce un maggiore interesse ad estrarre, anche in Basilicata, che però, ricordiamolo, rappresenta soltanto lo 0,1% delle riserve petrolifere mondiali ma è la maggiore in Europa in terra ferma”. In fine, si è posta l’attenzione sul corollario di rischi ambientali, sismici e sanitari, inevitabilmente prodotti dall’estrazione di petrolio e rimarcando, anche con l'intervento di Felice Santarcangelo, portavoce di No Scorie Trisaia, il decisivo potere di opposizione a tali decreti che può e deve essere esercitato da parte dei comuni, primi responsabili della salvaguardia del cittadino.
Fonte :il metapontini.it

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