giovedì 29 marzo 2012

Legge elettorale, l’ABC della conservazione


di FABIO SABATINI , da micromega
E' un  periodo di incontri frenetici per Alfano, Bersani e Casini (o ABC, come li ha amichevolmente ribattezzati l’Unità). Tra le altre cose devono stabilire, loro tre, in che modo va cambiata la legge elettorale. Dopo la riunione di ieri sera, il trio ha annunciato l’intesa con un comunicato congiunto.


A e B si sono detti molto soddisfatti. Gli interessi di Pd e Pdl sono sufficientemente garantiti, evidentemente. C invece è addirittura entusiasta. L’intesa prevede infatti l’abolizione dell’obbligo di indicare le alleanze prima delle elezioni.

Non solo saltare sul carro del vincitore sarà un gioco da ragazzi, più di prima. L’Udc – o una ipotetica forza centrista che comprenda anche l’Udc – avrà di fatto il potere di determinare l’esito delle elezioni, indipendentemente dal loro risultato.

Certo, secondo la bozza ABC il vostro partito deve dichiarare il suo candidato premier. Ma poi può allearsi con un altro partito per il quale non avreste mai votato e sostenere un premier che non avreste mai scelto. Tanto per fare un esempio, votando Pd potreste sostenere le ambizioni di Casini. O peggio.

Per il Pd l’alleanza con Vendola e Di Pietro sembra sempre più lontana. Il Pdl dal suo canto potrà limitare la sconfitta e stabilire dopo il voto se riproporre l’alleanza con la Lega o appoggiare la premiership di un candidato centrista. Che potrebbe anche essere Monti, se prendesse forza l’ipotesi di una grande coalizione. Non a caso il presidente del Consiglio ha espresso apprezzamento per l’intesa raggiunta da ABC.

La scomparsa dell’obbligo di stabilire preventivamente la coalizione diminuirà l’importanza dei programmi, che saranno oggetto di compromesso nell’ambito delle alleanze che si formeranno a urne chiuse. Insomma, tutti potranno fare campagna elettorale promettendo di tutto senza compromettere nulla. Tanto la vera partita si giocherà soltanto dopo il voto.

ABC ci hanno inoltre informato che non si tornerà alle preferenze. In parte è una buona notizia, visto che le preferenze sono spesso una “dote” a disposizione dei baroni locali della politica per schiacciare gli altri candidati, meno affermati ma spesso più bravi, dei propri stessi partiti. Ma è anche una cattiva notizia, dato che saranno sempre i vertici dei partiti a decidere chi potrà essere eletto, al momento della redazione delle liste.

Il comunicato di ieri sera annunciava “la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari”. Per il momento sembra una nota di umorismo, visto che l’unico potere lasciato ai cittadini dall’intesa ABC è quello di sperare che i vertici del proprio partito siano illuminati abbastanza da comporre delle liste decenti.

Può sembrare confortante il fatto che l’accordo tra A, B e C sia solo provvisorio. Secondo le parole di Bersani le nuove regole saranno incastonate nel più generale progetto di riforma costituzionale allo studio dei partiti. Dati i tempi molto lunghi delle riforme costituzionali, la probabilità che la legge elettorale non veda la luce prima della fine della legislatura è piuttosto significativa. Ma questo vuol dire che torneremo a votare con il Porcellum e che la stagione di trattative frenetiche tra Pd, Udc e Pdl avrà infine portato a nulla.

Il messaggio che arriva ai cittadini è sempre più opaco e incomprensibile. La mediocrità dei partiti, o meglio dei vertici di questi tre partiti, continua a essere la principale fonte di forza del governo Monti.

Fabio Sabatini

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