martedì 6 marzo 2012

Bossi, salto di qualità del delirio


di MICHELE BRAMBILLA, dalla Stampa

Sono molti anni che a Bossi e ai suoi discepoli viene concessa un'ampia licenza verbale e non solo verbale. Pernacchie, dito medio, gesto dell'ombrello; annunci di pallottole contro i Bingo Bongo, di valligiani pronti a imbracciare il mitra, di autobus separati per gli immigrati e di carta igienica tricolore. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori, al punto che al cospetto dell'oratoria padana anche gli scontri tra berlusconiani e antiberlusconiani sembravano pagine di bon ton. S'è sempre lasciato fare, e c'era perfino chi sorrideva.

Tanta tolleranza per due motivi. Il primo è perché - va riconosciuto - i militanti leghisti hanno dato sempre l'impressione di essere personaggi folcloristici, ma mai pericolosi; finora, insomma, nessuna camicia verde ha mai provato a tradurre in opere il verbo del capo. Il secondo motivo è che, specie negli ultimi tempi, Bossi ha goduto di una certa umana pietà per le sue condizioni di salute. In ogni caso, comunque, siamo abituati a reagire dicendo che con quella bocca può ruttare ciò che vuole.

C'è però da chiedersi, ora, se si possa continuare a lasciar perdere. Dire che Monti deve stare attento perché il Nord lo farà fuori (chissà di quale Nord parla Bossi) è, diciamo così, un discreto «salto di qualità» anche nell'ambito del delirio. È vero che l'Italia ha corso pericoli ben più gravi di quanti ne passi adesso (pensate a quando chi pronuncia simili bestialità era addirittura ministro), ma stiamo comunque vivendo un tempo difficile, pieno di tensioni, di insoddisfazioni e di rabbia crescente; di proteste di piazza, di violenze. Profetizzando, con evidente compiacimento, l'assassinio del presidente del Consiglio, Bossi ha passato ogni limite. E quindi è forse il momento di sospendere quella licenza di cui quest'uomo ha sempre goduto, e fermarlo. Non dovrebbe esserci neanche bisogno del carcere: basta un ricovero.

Nessun commento:

Posta un commento