La concentrazione di idrocarburi nelle acque del Pertusillo è stata trovata a 6,4 milligrammi/litro, quando la potabilizzazione stabilisce limiti di 0,0001 milligrammi/litro. È questo lo “spartiacque” che dovrebbe preoccupare il governatore Vito De Filippo nella sua ossessione di portare le estrazioni minerarie da 91 mila a 180 mila barili al giorno, probabilmente esclusivamente per tornaconti politici personali (un posto da sottosegretario al Ministero per lo sviluppo economico nel prossimo governo?). La Basilicata, come si vede dalla prima cartina sottostante è un unico bacino idrico di superficie e di profondità ed è l’unico caso al mondo (nelle aree civilizzate, perché in Nigeria fanno di peggio) dove è consentito perforare in presenza di tale elevato rischio di incrociare e inquinare il sistema idrico del suolo e del sottosuolo lucano. Con grave compromissione dell’acqua che i lucani – e buona parte di pugliesi – bevono, attraverso l’acquedotto e il circuito dell’acqua minerale imbottigliata. E mangiano, attraverso la catena alimentare che si nutre di acqua: verdure, frutta, animali da pascolo e allevamento.
Contrariamente a quanto afferma con sorprendente leggerezza il governatore Vito De Filippo, l’articolo 16 del Decreto sulle liberalizzazioni sarà non lo “spartiacque della storia del petrolio lucano”, ma il definitivo colpo di grazia dell’inquinamento dei suoi bacini idrici che servono 600 mila lucani, centinaia di migliaia di turisti all’anno in visita nei villaggi turistici della Basilicata e della Puglia, circa un milione di residenti pugliesi, oltre all’irrigazione di una superficie agricola che comprende le provincie di Potenza, Matera, Taranto e parte del barese e del leccese. La Ola sospetta che tutta questa enfasi per le infrastrutture che l’atteso articolo 16 consentirà a De Filippo&C. sia non solo una defaillance della politica incapace di ben amministrare quando chiede interventi extra, ma anche l’ennesimo tentativo di nascondere l’inconsistenza della “ricchezza” del petrolio per la Basilicata, rendendola non quantificabile ai più. Se con le royalties ci si poteva fare qualche conto, adesso sarà difficile quantificare il 7% del valore del petrolio diventato arcata di un ponte o asfalto di una strada. Essendo evidente il fallimento economico di 15 anni di estrazioni minerarie in Val d’Agri e 50 anni in Val Basento, questa delle infrastrutture previste dal Memorandum ci sa tanto di una nuova ed elettorale promessa occupazionale, di una nuova promessa di un Eldorado lucano. Ma solo per le tasche dell’Eni, della Shell e della Total.
Al Governatore petroliere la Ola vuole anche ricordare che prima di promettere scatole vuote in tema di migliori tecnologie e nuovi monitoraggi ambientali, egli dia valore al suo ruolo istituzionale e spieghi bene ai lucani cosa accadrà all’intricato tessuto idrico lucano, portando i barili estratti da 91 mila a 180 mila al giorno, dei quali 50 mila lungo l’Appennino che divide la Val d’Agri dalla Val Basento (creando un’unica direttrice di falde inquinate?) e altri 26 mila dai monti di Marsico e Tramutola, dove ci sono le numerose sorgenti dell’Agri. Nella cui diga del Pertusillo, già con un’attività estrattiva e di raffinazione ferma ai 91 mila barili di oggi, “gli idrocarburi nelle acque dell’invaso del Pertusillo sono risultati fino a 32 volte superiori ai limiti di legge per le acque di classe A2; Gli idrocarburi nei sedimenti dell’invaso sono risultati fino a 13 volte superiori ai limiti di legge per gli scarichi fognari, mentre i metalli pesanti sono risultati anche migliaia di volte superiori ai limiti; sia nelle acque che nei sedimenti è presente in dosi significative il bario, un derivato della barite usato nelle attività estrattive petrolifere (Epha con analisi di laboratori indipendenti)”. I 26 mila barili al giorno dalle sorgenti del fiume Agri arriveranno grazie ad alcuni pozzi non previsti da alcun accordo del ‘98 e del 2006 e grazie anche ai “work over”, autentici pozzi nuovi, realizzati nella stessa concessione di vecchi pozzi, e spacciati per “manutenzione” al fine di eludere la Via (Valutazione di impatto ambientale).
La Ola, nel ribadire la drammaticità della situazione lucana chiede al governatore e al Dipartimento ambiente che anche i nuovi pozzi mascherati da Work Over rientrino nella legalità con il ripristino delle valutazioni delle VIA e che le società minerarie consegnino i piani ingegneristici dei singoli pozzi, al fine di capire se, come e dove hanno intersecato il circuito idrico dell’acqua lucana.
Fonte : dal sito della organizzazione ambientalista OLA (Organizzazione lucana ambientalista).
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