un'altra emergenza AL CONFINE DI VENTIMIGLIA
Fermi al confine: la Francia non vuole
i migranti delle sue ex colonie
Provano a passare nascosti nei bagagliai, in treno, a piedi. Ma vengono bloccati e rimandati in Italia
Provano a passare nascosti nei bagagliai, in treno, a piedi. Ma vengono bloccati e rimandati in Italia
Il videoreportage
di A.Coppola (Corriere della Sera)- Riprese G.Franzoi, montaggio S.Taddei (H24)
VENTIMIGLIA – In treno non si passa, la polizia francese nelle stazioni di Mentone e Nizza è implacabile. In macchina è molto rischioso: i quattro incastrati nel bagagliaio di una Citroen sono stati ripescati ieri dagli agenti italiani che faticavano a respirare. Restano i piedi. Meno di dieci chilometri dalla stazione di Ventimiglia fino al valico di ponte San Luigi o di San Ludovico, il passaggio lungo il mare, oppure i percorsi di montagna, con la paura degli strapiombi, o ancora la linea della ferrovia, altrettanto pericolosa. I tunisini sbarcati a Lampedusa e arrivati fin qui, all’estremo occidentale dell’Italia, con la speranza di passare Oltralpe ci provano in piccoli gruppi durante tutta la giornata. Alla sera ci provano tutti, una marcia di decine di persone verso la piazza del Municipio e poi in direzione della spiaggia: «In Francia a piedi!».di A.Coppola (Corriere della Sera)- Riprese G.Franzoi, montaggio S.Taddei (H24)
IN COLONNA - Comincia con un po’ di subbuglio al momento del pasto servito dai volontari della Cgil, verso le sette di sera. C’è un uomo anziano venuto da Nizza, uno che di mestiere dice di portare le pecore da una parte all’altra del confine eludendo i controlli di doganieri e veterinari, che li incita a non farsi riprendere dalle telecamere mentre mangiano: «Non è dignitoso». Qualcun altro, meno giovane della massa di ragazzi ventenni, qualcuno che ha conquistato un po’ di autorità in queste giornate di attesa e delusione, li aizza. Si comincia a spargere la voce. Si forma una colonna, si parte. Dopo meno di un’ora saranno convinti a rientrare alla base, in stazione, dove è stata allestita una sala d’attesa speciale.
Alla frontiera italo-francese a Ventimiglia







SUL BINARIO UNO - Nella sede della polizia di frontiera di Ventimiglia, il dirigente Pierpaolo Fanzone è un po’ seccato: «Per noi c’è una mole di lavoro notevolissima che riguarda tutte le attività legate alle riammissioni». Quando la «police» riconsegna i clandestini tunisini alla frontiera italiana (in base agli accordi bilaterali di Chambéry) bisogna prendere le impronte, procedere alla foto segnalazione, chiedere l’intervento della Questura per il provvedimento di espulsione, e così via. Per decine di casi al giorno. I controlli ai valichi sembrano allentati, per non violare gli accordi di Schenghen. E infatti si va a Mentone senza incrociare poliziotti né posti di blocco: solo ragazzi a piedi che chiedono spaesati: «Per di là la Francia?». In quattro superano il confine a San Ludovico, arrivano sulla spiaggia, una signora li avvista e chiama la polizia. Uno riesce a scappare, gli altri tre vengono catturati. Nessun agente al confine, tutti nei primi chilometri di Francia. Alla Paf, Police aux frontières di Mentone dicono di aver avuto da due giorni l’ordine di non parlare con i giornalisti, ma almeno confermano: «Abbiamo intensificato i controlli». E anche i ragazzi a Ventimiglia lo sanno. Farid, che è arrivato appena ieri da Mineo, seduto al binario uno lascia sfilare tutti i treni per la Costa Azzurra. «Che vado a fare? Mi prendono sicuro…».
Alessandra Coppola
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