Lettera del procuratore di Reggio Calabria: basta omertà, favorisce i boss
Omertà sulla 'Ndrangheta
la Lombardia reagisca
Un cono d'ombra ha impedito fin qui di cogliere la diffusione dell'omertà e del silenzio
Lettera del procuratore di Reggio Calabria: basta omertà, favorisce i boss
Omertà sulla 'Ndrangheta
la Lombardia reagisca
la Lombardia reagisca
Un cono d'ombra ha impedito fin qui di cogliere la diffusione dell'omertà e del silenzio
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Giuseppe Pignatone (Imagoeconomica) |
Caro direttore,
da circa due anni, e soprattutto dopo l'attentato alla Procura generale di Reggio Calabria del 3 gennaio 2010, gli organi di informazione hanno cominciato a dedicare un'attenzione crescente alla 'ndrangheta e a quello che essa rappresenta per la Calabria e per l'Italia. Comincia così a essere squarciato quel cono d'ombra che, salvo momentanee interruzioni (dopo l'omicidio Fortugno, dopo la strage di Duisburg), ha nascosto per decenni la criminalità organizzata calabrese a un'opinione pubblica preoccupata da altre emergenze: il terrorismo, Tangentopoli, Cosa nostra, i casalesi.
La fine di questo cono d'ombra è un punto di importanza essenziale. Solo così è possibile comprendere la potenza e la pericolosità della 'ndrangheta reggina che non solo ha accumulato e continua ad accumulare immense ricchezze con il suo ruolo di interlocutore privilegiato dei narcotrafficanti sudamericani, ma è anche riuscita ad espandersi in molte parti del mondo a cominciare dalla Lombardia e da altre regioni del Nord Italia. Non è un fenomeno nuovo e già in passato le indagini e i processi hanno documentato queste espansioni. Stiamo però assistendo a un'evoluzione decisiva.
Come ha documentato l'indagine «Il Crimine», frutto della collaborazione tra le procure di Milano e Reggio Calabria e che il 13 luglio scorso ha portato a 300 arresti in tutta Italia, la 'ndrangheta è riuscita a realizzare una vera e propria «colonizzazione» in ampie zone della Lombardia, e non solo, riproducendo la sua peculiare struttura organizzativa con la creazione di decine di locali e con l'affiliazione di centinaia di persone, ma senza mai interrompere il legame essenziale con la terra d'origine a cui sono sempre rimesse le decisioni strategiche. Le stesse indagini hanno fatto emergere pure che la 'ndrangheta si è data una struttura unitaria e degli organismi di vertice, certamente diversi e strutturati secondo moduli più flessibili di quelli più noti di Cosa nostra siciliana, ma indispensabili per governare un'associazione criminale così estesa e con interessi in tante parti del mondo. La scelta delle cosche calabresi di adottare una politica di basso profilo e la corrispondente scarsa attenzione dell'opinione pubblica hanno finora ostacolato la comprensione della sua reale natura di associazione mafiosa che, proprio perché tale, è capace di penetrare in strati sociali diversi, di acquisire alleanze e complicità, basate spesso sulla paura, ma a volte anche su calcoli di convenienza: pacchetti di voti per i politici, laute parcelle o buoni affari per professionisti e burocrati, capitali a buon mercato e ostacoli alla concorrenza per gli imprenditori e così via. Per lo stesso motivo non si è colta la capacità della 'ndrangheta di progettare a lungo termine anche nei settori più delicati: un boss di San Luca è stato intercettato mentre programmava di concentrare tutti i voti controllati dalle cosche su sei candidati di assoluta fiducia, strategicamente scelti sul territorio, da far eleggere al consiglio provinciale e da portare, dopo un'adeguata sperimentazione, prima al consiglio regionale e poi al parlamento nazionale, così da avere in quelle sedi uomini propri, superando la mediazione spesso troppo complessa o ritenuta poco affidabile dei partiti. Quel progetto è stato stroncato dagli arresti, ma credo meriti ancora una attenta riflessione. E lo stesso cono d'ombra informativo ha impedito fin qui di cogliere non solo la diffusione dell'omertà e del silenzio in tante province lombarde, come denunziato dalla procura della Repubblica di Milano, ma, ancora e di più, la presenza della 'ndrangheta in tanti settori dell'economia dell'Italia centrale e settentrionale, luogo ideale per investire, senza destare troppo l'attenzione, le somme ingentissime di cui le cosche dispongono. Chiarissimo è stato in questo senso l'allarme del Governatore della Banca d'Italia.
Giuseppe Pignatone (Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria)
Fonte : Il "corriere della sera"
Fonte : Il "corriere della sera"
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