di Filippo Ghira, da Rinascita
Il governo Monti ha tolto il disturbo, ma l’incubo sembra soltanto rinviato se si tiene conto delle pressioni della finanza internazionale perché l’ex consulente di Goldman Sachs e di Moody’s continui a dare la sua impronta alla politica economica italiana anche dopo le elezioni del 2013 o addirittura a guidare lo stesso governo. La lista dei centristi e dei moderati all’insegna del principio “Uniti per Monti” è in via di formazione. Così tra Casini, il genero di Caltagirone (banche, finanze editoria e costruzioni), l’uomo immagine Montezemolo (ma a 65 anni che immagine si può offrire?), il post-fascista Fini e i vari tecnici e tecnocrati dell’area catto-bancaria, la nuova (si fa per dire) formazione spera di raccattare i voti degli italiani moderati e impersonare una pseudo area di centro che finora i risultati elettorali hanno sempre dimostrato quanto fosse inconsistente.
Con Monti si vince e si resta in Europa, sostengono dandogli fiato gli eterni sconfitti dell’area centrista che contano di fare mano bassa tra gli elettori di centrodestra delusi dalla incapacità di Berlusconi di realizzare le promesse tante volte fatte ed irritati per il modo con il quale ha buttato in piazza le proprie patetiche frenesie sessuali senili che ne fanno più che altro oggetto di cura da parte di psicoterapeuti. I centristi si fanno forti di sondaggi d’opinione che ad una lista per Monti attribuiscono addirittura il 20% dei consensi. Il che la dice lunga sulle modalità in cui tale ricerche vengono fatte.
Infatti soltanto un cittadino italiano con tendenze masochiste (all’insegna del “tassami, toglimi tutti i soldi che possiedo e dalli alle banche”) potrebbe andare a votare per un Monti che ha introdotto soltanto nuove e più odiose tasse come l’Imu. Soltanto un demente potrebbe voler prorogare l’esperienza di un Monti (al governo da solo, o pronto a sostenere un governo Bersani) che ha portato il debito pubblico dal 120% dell’era Berlusconi al 126% di fine settembre. Soltanto un demente potrebbe votare un Monti con il quale la recessione si è accentuata e la disoccupazione è volata alle stelle oltre l’11%. Soltanto un pazzo potrebbe essere tentato di votare una lista Monti tenendo conto che quest’anno ci sarà da pagare una tassa sui rifiuti urbani che verrà maggiorata di 25 centesimi al metro quadro, che aumenteranno l’assicurazione sulle auto, il canone Rai, le tariffe postali ed altro ancora. Il tutto di fronte a servizi pubblici, come trasporti e sanità, che fanno a dir poco schifo.
Viste queste premesse come si può solo ipotizzare che Monti sia apprezzato in Italia per la sua politica economica che ha aumentato la povertà e messo sul lastrico tante famiglie? La realtà vera è che nelle gazzette dei cosiddetti “Salotti Buoni” del Nord e quelli del Centro Sud legati a Caltagirone è tutto un peana all’asse in formazione Monti-Casini-Montezemolo, più il cognato di Tulliani, per permettere il completamento dell’opera di macelleria sociale che è stata realizzata dal Professore della Bocconi.
Si può dunque parlare di Monti come esponente della società civile che si è sostituita all’incapacità della politica di gestire il cambiamento in base al principio marxiano della politica come sovrastruttura? Semmai si tratta della finanza internazionale, Wall Street e la City in testa, che, portando a 570 punti nel novembre 2011 lo spread tra Btp e Bund tedeschi, ha ricattato il nostro Paese e ha imposto un proprio uomo di fiducia. Un tecnico o tecnocrate di cultura economica anglofona scelto per smantellare lo Stato sociale e con esso il sistema pensionistico pubblico che dovrà essere sostituito da uno privato di proprietà di banche ed assicurazioni. Un Monti che dovrà completare, unitamente a Bersani se sarà necessario, il processo di privatizzazione delle aziende italiane ancora pubbliche (Eni, Enel e Finmeccanica) avviato il 2 giugno 1992 con la crociera del Britannia.
Non è un caso comunque che a sostenere il Monti Bis ci sia un Casini, erede di quella destra democristiana, legata alle Sette Sorelle, che sempre osteggiò la nascita e lo sviluppo dell’Eni di Enrico Mattei. Non è un caso che ci sia un Fini abituato ai più incredibili giri di valzer politici e culturali ed un Montezemolo che non si rassegna a dover dismettere le vesti di eterno giovane. Tutti comunque ben disposti a sostenere politiche ultra-liberiste di cui non subiranno certo le conseguenze. Forti come sono dei propri privilegi economici e di casta e senza preoccupazioni per i destini dei cittadini comuni per i quali sono prontissimi ad approvare tutte le nuove tasse che stanno per arrivare.
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