IL SALE SULLA CODA
La politica diventata l'arte dell'apparire
Personaggi inventati dalla televisione proposti subito come esperti
La politica è cambiata e tanto in peggio. È nata come servizio, con le sue pesanti responsabilità che prevalevano sui privilegi. È diventata una somma di privilegi e immunità e benefici a cui pochi sanno resistere. La responsabilità poi è scomparsa del tutto. Non sto parlando solo dei privilegi più evidenti: un grosso stipendio, l'avvenire assicurato da una cospicua pensione, la gratuità di molti servizi, fra cui una macchina e un autista a propria disposizione, ma parlo di tutti quei privilegi laterali che conferiscono potere occulto e non controllato. Il potere di decidere la distribuzione dei posti più importanti nelle istituzioni pubbliche, ma spesso anche non pubbliche (chi decide dei primari negli ospedali, dei professori nelle università, dei dirigenti alla Rai, delle fondazioni piu prestigiose, con stipendi sempre piu alti e competenze sempre piu basse?). In un Paese che non crede e non pratica la meritocrazia, il potere di distribuire posti e stipendi è l'unico che conta.
In più, da qualche anno, il politico, anche di un minuscolo partito, facilmente diventa un divo. Basta apparire diverse volte nei vari salotti televisivi. Molti dicono che la televisione ormai conta poco, la popolarità oggi passa attraverso la rete. Non credo che sia vero, non ancora per lo meno. Lo schermo tv è tuttora il centro di tutti gli interessi, la fonte di ogni informazione, il modello da imitare e da seguire per la maggioranza del Paese, soprattutto per coloro che non leggono né giornali né libri, e si affidano ai seducenti sistemi di indottrinamento e spesso di vera mistificazione culturale.
Al piccolo divo creato dalla tv si attribuiscono competenze che non ha. Lo si invita per puro meccanismo ripetitivo. Non importa la prova che ha dato di sé nel governo di piccole o grandi realtà politiche. Purché il suo nome suoni familiare, diventa immediatamente affidabile. Insomma da quando la politica ha scoperto che il suo successo dipende solo dalla pubblicità, soprattutto quella televisiva, fare politica coincide sempre di più col fare pubblicità a se stessi prescindendo dalle capacità. Una tautologia illogica e inquietante, ma che funziona. Berlusconi ha avuto l'intelligenza mercantile di capire questo processo semplice e micidiale e di proporlo come modello. Più compari nelle case degli italiani e più diventi credibile, più appari familiare e più sei affidabile. Non avendo nessuna fiducia nella competenza specifica e nel merito, chi non ha imparato a pensare con la propria testa, chi non mette a confronto idee e progetti, chi crede alle piu clamorose menzogne solo perché pronunciate in quel quadrato sacrale in cui tutto diventa tautologicamente vero, parteggerà per la faccia più vista e vicina.
Apparentemente la televisione e i giornali tallonano i politici. In realtà li esaltano e li propongono in continuazione alla nostra corta memoria come le uniche facce a portata di mano, e di voto. La riconoscibilità pubblicitaria, è triste dirlo, è l'arma più devastante del fare politica.
di Dacia Maraini, dal Corriere
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