I cattolici, la politica e le gerarchie
di Alessandra Turrisi ,del 4 agosto 2012 ,dal sito Vino Nuovo
L'analisi del professor Savagnone: "Torniamo a dire che il clericalismo è una stortura, non per una sterile polemica laicista, ma per fedeltà alla Dottrina della Chiesa"
C'è ancora posto per i cattolici in politica, senza cadere nel "guelfismo", ma ricordando che, "se pure è vero che le ragioni non sono separabili dalla fede e hanno in essa il loro retroterra esistenziale, ne restano logicamente distinte e, quando si tratta di scelte riguardanti il bene comune politico, devono essere elaborate e proposte in modo da parlare anche al non credente". Ne parla Giuseppe Savagnone, docente in pensione di Storia e Filosofia nei licei, direttore del centro diocesano per la Pastorale della cultura di Palermo, editorialista di Avvenire, nel suo ultimo libro "I cattolici e la politica oggi" (Cittadella editrice), in cui affronta i nodi da sciogliere per riaffermare una presenza un tempo preponderante e oggi disintegrata nel panorama politico.
Savagnone analizza le cause del dilagare dell'antipolitica: "La classe politica della seconda repubblica - sostiene - è stata un disastro dal punto di vista culturale perché priva di idee, dal punto di vista etico per gli scandali che abbiamo sotto gli occhi e che coinvolgono anche coloro che si atteggiavano a moralizzatori, come la Lega". Ma punta soprattutto a evidenziare gli errori che i cattolici devono evitare, se vogliono tornare protagonisti: "Ci sono permanenti difetti di fondo che hanno avuto i cattolici nella seconda repubblica: il vizio assolutamente da superare è la logica clericale, per cui la politica dei cattolici è stata gestita direttamente dalle gerarchie ecclesiali. Questo è l'errore di fondo. Può essere stato motivato storicamente con situazioni che si erano create con la fine della Dc, non si vuole demonizzare quello che è accaduto, però bisogna dire che è una stortura, non per una sterile polemica laicista come fanno alcuni da cui prendo le distanze, ma per fedeltà alla Dottrina della Chiesa, per fedeltà al concetto di laicità della politica che il Concilio Vaticano II, Benedetto XVI nella Deus Caritas est hanno decisamente ribadito con estrema chiarezza che è inaccettabile. Bisogna uscire dal questa empasse, perché è la negazione della politica dei laici".
E i valori non negoziabili non sono tutto. "Bisogna ridefinire il progetto, che non può essere ridotto solo ai valori non negoziabili, ossia la difesa della vita in senso biologico, della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e sulla difesa della libertà di educazione - chiarisce Savagnone -. Un cattolico serio non può transigere su questi punti, ma c'è un errore di fondo a ridurre tutto il bene comune a questi tre principi. Il valore non negoziabile, secondo il magistero della Chiesa, è tutto l'orizzonte del bene comune per quanto concerne la realizzazione della dignità della persona umana. Viene violato il bene comune tutte le volte che si calpesta la dignità della persona umana: l'hanno violata ampiamente le televisioni private di Berlusconi introducendo una cultura devastante che ha distrutto le basi etiche della nostra società. Anche l'integrità etica di un popolo è un valore non negoziabile, ma in pochissimi hanno alzato la voce. Come non è un valore negoziabile la giustizia sociale: non è possibile che stiamo scoprendo ora che ci sono stipendi e pensioni da 500 mila euro l'anno, quando c'è gente che non riesce ad arrivare a fine mese. Le battaglie sulla giustizia sociale o contro l'evasione fiscale non ci sono state. Se in questi anni, accanto alla giusta battaglia sui temi di bioetica, il mondo cattolico avesse condotto, con la stessa martellante insistenza, una lotta per una più equilibrata politica riguardo alle retribuzioni pubbliche e per una lotta senza quartiere contro l'evasione fiscale da parte dei più ricchi, forse non ci troveremmo a questo punto".
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