venerdì 8 luglio 2011

medici e chef : le professioni dei prossimi anni
 ma  il Censis accusa: mercato distorto dalla spesa pubblica, siamo fermi agli Anni 60



FRANCESCO MOSCATELLI,dalla "Stampa"



Cosa vuoi fare da grande?». «Il pompiere». Risposta sbagliata. Idem se il ragazzino in questione rispondesse il docente universitario, il biologo, il professore di scuola secondaria inferiore, l’astronomo, l’ingegnere chimico, l’agronomo, l’attrezzista di scena, il portalettere o il preside.



Leggendo gli ultimi dati pubblicati da Unioncamere (2010), infatti, tutte queste professioni hanno un tasso di difficoltà di reperimento pari allo 0%. In pratica c’è la fila fuori dalla porta. Se poi i posti disponibili sono pochissimi, come accade per quelli da dipendente pubblico in tempi di tagli di bilancio (nel 2010, ad esempio, erano previste 20 assunzioni di vigili del fuoco, 10 di dirigenti scolastici, 600 di insegnanti elementari e 670 di professori di scuola secondaria superiore), alcuni lavori da sogni si trasformano in miraggi. «Con la nostra spesa pubblica rischiamo di avere un mercato distorto sul fronte delle offerte di lavoro - spiega Giuseppe Roma, direttore generale del Censis -. In realtà il Paese, di certe professioni, ha e avrà sempre più bisogno. Da qui al 2020, ad esempio, avremo bisogno di 30 mila medici. Eppure, a causa dei tagli e di una politica miope delle Asl che assumono troppo personale amministrativo, l’offerta di posti è molto più bassa».



Non va meglio nel settore privato: per i 7820 posti da sportellista bancario il tasso di difficoltà di reperimento è del 4,1%, per i 1280 posti da operatore per la ripresa e la produzione audio-video il tasso è dell’8,6% mentre per i 29.840 posti da contabile il tasso è comunque del 20,5%. I titoli di studio, o la genericità dei lavori, c’entrano fino a un certo punto. Secondo le statistiche di Almalaurea sono pochissimi i percorsi di studio che, a un anno dal conseguimento della laurea specialistica, assicurano (o quasi) un lavoro: medicina (lavora il 95%), educazione fisica (lavora il 77,2%), architettura (lavora il 67,5%) e ingegneria (lavora il 65,1%).



Nella top ten dei professionisti più richiesti dal mercato c’è di tutto: oltre agli operatori delle piattaforme petrolifere, ai coreografi, ai presentatori televisivi, agli optometristi e agli interpreti e traduttori di alto livello (dove ovviamente i mercati sono molti ristretti), troviamo installatori di infissi e serramenti (1500 posti e 90,7% di tasso di difficoltà di reperimento a causa della carenza di artigiani specializzati), parrucchieri ed estetisti (6260 posti e 69% di tasso di difficoltà di reperimento perché ci sono molti aspiranti ma anche grande impreparazione), meccanici e riparatori d’automobili (5580 posti e 64,5% di tasso di difficoltà di reperimento: anche qui una delle cause è l’impreparazione degli aspiranti). «I settori più promettenti per il futuro - analizza il professor Roma - sono quelli legati al benessere personale (posturisti, specialisti degli occhi, ortodonzisti, riabilitatori, personal trainer), all’Information e communication technology, alla Green economy, alla ristorazione e ai servizi di manutenzione e di consulenza alle persone».



La strategia migliore per trovare un’occupazione è concentrarsi sulle professioni «intermedie». Quelle che si decidono fra i 20 e i 25 anni. «In Italia abbiamo ancora un’idea degli anni ‘60 del rapporto formazione-lavoro per cui il figlio dell’operaio deve diventare dottore - conclude il direttore del Censis -. In tutti i Paesi avanzati, invece, è più facile entrare nel mercato del lavoro dopo aver conseguito un diploma di istituto tecnico superiore o una laurea breve. E poi bisogna favorire l’imprenditorialità giovanile con le agevolazioni fiscali: le professioni del terziario sono tutte da inventare».



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