Il mal di stagione ha un interruttore
che sta nascosto nei nostri geni
Il legame con i ritmi naturali. Variazioni nella melanopsina possono rendere più sensibili al calo della luce
MILANO - Le giornate si accorciano, l’abbronzatura è ormai sbiadita, i ricordi delle vacanze pure. E, strisciante, si insinua un malessere sempre più intenso: sonnolenza, debolezza, difficoltà di concentrazione, umore che tende pericolosamente verso il basso, l’appetito che aumenta e fa accumulare un po’ di peso. Oltre una persona su quattro in autunno ha questi sintomi in forma leggera, ma il 5-10 per cento di loro soffre di una vera e propria depressione stagionale: i fastidi fanno capolino a ottobre e non se ne vanno prima della primavera, compromettendo non poco il rendimento sociale e lavorativo.
PROTEINA - Tutta colpa di alcuni geni, stando a uno studio dell’Università di Pittsburgh pubblicato sulla rivista Chronobiology: uno dei più implicati sarebbe il gene della melanopsina, una proteina prodotta da cellule della retina in grado di "sentire" i cambiamenti di intensità della luce portando poi l’informazione al cervello. Chi ha particolari varianti di questo gene, spiegano i ricercatori, è più sensibile al calo della luce diurna che si ha in autunno e inverno. «La depressione stagionale ha certamente cause genetiche — commenta Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano —. Inoltre è più vulnerabile chi vive a nord, dove la durata della luce diurna è inferiore, ma anche le persone fra i 30 e i 40 anni e le donne: il sesso femminile infatti sente ancora più dell’uomo l’influenza dei cicli naturali e quindi delle loro variazioni mensili e stagionali». Tanto che le donne soffrono di depressione stagionale quattro volte più degli uomini; il disturbo peraltro sembra più diffuso fra chi ha la sindrome premestruale, altro problema che dipenderebbe proprio da una maggiore sensibilità alle oscillazioni dei bioritmi.
RITMI NATURALI - Perché possiamo pure considerarci esseri "evoluti" indipendenti dalla natura, ma nella realtà il nostro orologio biologico interno è intimamente legato ai ritmi naturali, che sono per lo più regolati proprio dalla luce. «I sintomi della depressione stagionale sono in fondo segnali di una specie di preparazione dell’organismo al "letargo" invernale: i sistemi ormonali in autunno modificano la loro attività per risparmiare energie, riposare di più e adattarsi al freddo che verrà. Succede a tutti noi, chi soffre di depressione stagionale però è ipersensibile a tali cambiamenti ormonali e inizia a star male — osserva lo psichiatra —. Tutto inizia spesso con un disturbo del sonno, che poi fa emergere i problemi di umore: l’alternanza luce/buio regola infatti il ciclo sonno/veglia e la sintesi della melatonina, l’ormone che viene prodotto soprattutto di notte e favorisce il riposo. In chi soffre di depressione stagionale c’è un "ritardo di fase" nella secrezione dell’ormone, che quindi al mattino è ancora in circolo: risultato, quando ci si sveglia e per un bel po’ durante la mattinata si è storditi, lenti, assonnati e stanchi».
ESPORSI ALLA LUCE - Che fare per stare meglio, quando la distesa dei mesi invernali a venire sembra un percorso a ostacoli e tutto in salita? «Innanzitutto, bisognerebbe cercare di riavvicinarsi a ritmi il più possibile naturali: lavorare indipendentemente dall’ora, fare viaggi che sfasano il fuso orario, sballare il ciclo sonno/veglia stando alzati fino a notte fonda sono tutti errori da evitare — consiglia Mencacci —. Poi è importante esporsi molto alla luce, soprattutto a quella intensa del mattino, cogliendo tutte le opportunità per fare movimento e stare all’aperto. Se il problema persiste e i sintomi diventano tanto fastidiosi da intralciare seriamente la vita quotidiana, meglio consultarsi col medico: potrebbe essere necessaria una fototerapia, ovvero una cura a base di esposizioni controllate a luce molto intensa», conclude lo psichiatra.
di Elena Meli.dal Corriere
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