sabato 28 settembre 2013

Gli ultimi regali di Pittella e De Filippo

Gli ultimi 10 mesi di delibere sono una storia lucana tutta da raccontare. Oltre che dalle primarie, giudichiamo gli uomini non dalle loro promesse ma dalle loro azioni, nel caso di governanti, dai loro atti.
È risaputo che in quanto ad open-data la Regione Basilicata è tra le ultime d’Italia, per questo consultare le delibere regionali non è prerogativa di molti, perché diritto disatteso. Bene, vi propongo un viaggio tra delibere e strategie nazionali, un grand-tour che dovrebbe rinfrancare, invece siamo in Basilicata.
La Cyber Security a Maratea. Partiamo dalla delibera regionale n. 1032 del 28 agosto 2013: Accordo di Programma Quadro per contratti di reindustrializzazione. Una somma importante, 91 meuro di provenienza MiSE, per finanziare la ripresa economica di siti dichiarati inattivi, in realtà alcuni falliti o abbandonati ( che è ben altro dire ), che dovrebbero creare oltre 600 posti di lavoro. Tra le iniziativa spicca su tutti il Centro Interdisciplinare per la Cyber Security, che stando alla descrizione dovrebbe essere un centro per la guerra elettronica posto, stupendo paradosso, in località Fiumicello – Maratea, in uno stabile di proprietà regionale: il tutto nella regione meno digitale d’Italia e dopo aver sottratto questi fondi allo scorrimento graduatorie per le PMI materane. Importo 10 meuro ( fondi CIPE ) per creare un nuovo parco scientifico plasmato sulle medesime direttive da Prima Repubblica che hanno riempito la Basilicata di “carrozzoni alchemici” ove il 10% della dotazione finanziaria andava in ricerca ed il resto in personale. A questo importo è doveroso aggiungere i 10 meuro stanziati in conto capitale per la ex-Mister-Day di Atella ed i 3,4 meuro per le acque di Viggianello o fonti Zoppas, perché stranamente gli imprenditori lucani non sono più in grado di imbottigliare l’acqua della terra natia.
Milioni su milioni. La delibera n. 890 del 16 luglio ci illustra la destinazione dei fondi del Piot/Metapontino-Basso Sinni ove il soggetto beneficiario è l’APT che riceve 30mila euro per la partecipazione alla “Borsa del Turismo Lucano – Scanzano Jonico” quindi in loco; ed altri 30mila euro per il Piano di Comunicazione di “Basilicata Coast to Coast” più specificatamente per l’acquisto dei diritti di distribuzione del film in Francia e per il lancio dello stesso a Parigi. La n.1035 del 28 agosto assegna ad acquedotto lucano ulteriori 7milioni di euro, per: costi energetici per manovre di sollevamento, potabilizzazioni e rendimento idrico delle sorgenti. L’anno 2012 non è stato particolarmente piovoso, le interruzioni del servizio idrico sono state multiple e senza preavvisi, la bolletta lucana non è la più bassa d’Italia ed è pagata solo da alcuni lucani, perché gli altri non pagano analogamente alla Puglia ed alla Calabria che non brillano per puntualità nei pagamenti, figuriamoci l’Eni. Poi ennesimo paradosso: l’ente pubblico, la Regione, storna ulteriori erogazioni economiche ad una sua società partecipata, l’AL, storno motivato dalla bolletta energetica di AL. Come è possibile, in Basilicata, l’El Dorado italiano: AL deve chiedere ulteriori 7 meuro pubblici per il sollevamento delle acque? Ma la Società Energetica Lucana a cosa serve se non ad abbattere questi costi? E a cosa servono il petrolio ed il gas lucano se oltre all’inquinamento ci fanno rimanere intatta la dipendenza energetica regionale? E qui ci agganciamo alla delibera n.453 del 30 aprile, ove troviamo la relazione del gruppo di lavoro chiamato a svolgere un bilancio sulle società partecipate della Regione Basilicata. Una relazione alquanto soft, dove i riflettori si accendono su AL ignorando il suo debito di 160 meuro, ma sottolineando la mancata disciplina del controllo analogo sull’ente, mancante nello statuto, analogamente ad Agrobios, ma obbligatoria per legge. Non aver stabilito il meccanismo del controllo analogo, vuol dire non regolamentare la funzione di controllo del detentore pubblico sulla società partecipata, in merito a: patrimonio, indirizzi attuativi, bilancio e qualità dei servizi erogati dalle partecipate mediante la stipulazione di apposite carte dei servizi. Una carenza che potrebbe comportare sanzioni da parte della UE. Quindi nulla di tutto ciò è regolato in Basilicata, e lo vediamo sia dalla mole del debito che dalla qualità del servizio, oltre al fatto che le ATO non svolgono ancora a pieno il loro compito.
Il parroco chiede, la Regione risponde. Uno sguardo ai beni culturali è doveroso, ed infatti  la delibera n.1083 del 10 settembre mi ha lasciato attonito esattamente come lo stato di eterna indisponibilità della Cattedrale di Tricarico. Una delibera che assegna previo preventivo sommario e senza alcun riferimento alla Diocesi competente, 65mila euro per lavori pubblici, investendo della responsabilità dei lavori il locale parroco. Una delibera fuori da ogni legge umana e divina perché piena di lacune ed omissioni, ove un parroco chiede 95mila euro alla regione per lavori strutturali ( come se la cattedrale fosse un immobile regionale ) e ne ottiene 65mila, senza alcun altro riscontro amministrativo. Non vi è alcun documento od istanza allegata: un atto che di amministrativo non ha nulla e che puzza di assegnazione diretta. Merita uno sguardo benevolo non da parte di Dio, ma da parte della Corte dei Conti.Proprio il 10 settembre sembra sia stata una data di magica assonanza pre-primarie, infatti la delibera n.1068 rimuove un vincolo di destinazione d’uso per una struttura turistica sita a San Severino Lucano, e che attendava, guarda caso da più di 10 anni, tale soluzione. Parliamo di fondi POP 1994/99, vera archeologia burocratica che trova compimento proprio in questo periodo. Sempre il 10 settembre con la delibera n.1064, dopo 4 anni di attesa rispetto alla legislazione nazionale, si elegge l’Organismo Indipendente di Valutazione, guarda caso l’organismo che dovrebbe valutare il lavoro dei dirigenti, si dei vari: Perri dell’APT che ha cambiato il turismo in Basilicata non solo col suo lavoro ma anche con la sua breve affacciata in politica, fatta ovviamente senza le preventive dimissioni da dirigente regionale; oppure il lavoro del d.g. Viggiano che dirige ed ha diretto il settore ambiente ove fino a pochi mesi fa operava anche la rispettiva consorte; oppure il lavoro dell’ing. Cerverizzo, d.g. delle infrastrutture, rinviato a giudizio contro il quale la Regione per cui lavora si è costituita parte civile. Ovvio che nella delibera suddetta non si accenna né al curriculum dei nominati né alla tipologia retributiva prevista dal contratto: speriamo solo che i controllori già arrivati in enorme ritardo, non siano della stessa pasta dei controllati.
I giovani? Restano eccellenze da slogan. Onestamente mi aspettavo qualcosa in più. Ingenuamente pensavo di trovare qualche delibera che rassicurasse i 680 giovani partecipanti del reddito ponte che oggi stanno “in mezzo alla via” e che aspettano la novella illusoria convocazione, oppure qualche azione politica che rasserenasse il futuro delle giovani eccellenze del progetto G.E.L.. Questi giovani lucani inclusi nei predetti programmi sono, agli occhi della giunta in carica ( non dimissionaria perché delibera ancora su importi e questioni fondamentali ) figli di nessuno perché non hanno goduto delle corsie preferenziali battute da quella decina di giovani medici lucani che nella figliopoli sanitaria lucana hanno ben dimostrato come la divisione in classi sia attuale e cogente più che mai. In Basilicata c’è chi aspetta il BUR per conoscere concorsi e bandi, mentre c’è chi ha la linea rossa diretta col privilegio, con la possibilità di sapere in anticipo la volontà del legislatore, o meglio del monarca.
Tanto poi ci sono le compensazioni della Total. Tuttavia anche chi non aspetta il BUR ma va puntualmente nella rete Intranet regionale, sottolinea da sempre strani rallentamenti nel portale prima della pubblicazione delle delibere importanti: analoghi ritardi si riscontrano per la stampa e l’invio del BUR. Per fortuna almeno le critiche del Prof. Ichino ci hanno fatto risparmiare l’umiliazione di indire nuovi tirocini formativi nella P.A. a ridosso delle scadenze elettorali, tuttavia se non gli stages la strumentalizzazione ha toccato il polo materano dell’Unibas che ha goduto di lavori e pubblicità prima delle politiche del 2013 per poi tornare ad essere un aborto visivo in bella mostra ad ogni turista in ingresso da Matera Sud. Mentre la Ghizzoni e la Politex navigano in acque oscure, l’ASI dorme sonni tranquilli perché 6 milioni di euro per salvare gli stipendi di un ente morto non mancano mai. Così l’Unibas che pur non attirando gli studenti lucani ha comunque la sicurezza di un piano pluridecennale degno di un politecnico internazionale, così mentre il patrimonio storico, artistico ed archeologico regionale muore, la delibera regionale n. 812 del 3 luglio c.a., garantisce 250mila euro per un’esposizione di acquerelli ed un book fotografico perché dietro ci sono le compensazioni della Total.
La Basilicata getta fiumi di denaro. Del resto la Basilicata, in materia di sprechi e corruzione, è regione pilota in Italia, una nazione  che ha un dato economico e culturale vergognoso: gli italiani hanno una ricchezza privata che è quadrupla rispetto all’importo del debito pubblico, quindi l’italiano rischia, ruba e spreca nel pubblico per arricchirsi. La Basilicata getta fiumi di denaro senza avere ancora né un piano territoriale né un piano del lavoro, continuando nella più cieca schizofrenia elettorale. La Basilicata, nonostante i Quadri Strategici Nazionali o i Piani Operativi Nazionali, non è cresciuta durante la pre-crisi dimostrando totale incapacità manageriale ( mentre i petrolieri hanno approntato infrastrutture ed indotto in poco più di una legislatura regionale ), ed oggi in piena crisi non riesce a reagire. Oggi apprendo delle dimissioni dell’Assessore alle Attività Produttive, peccato che siano arrivate tardi dopo una filiera di delibere fatte ad hoc per il Lagonegrese e per compari di filiera: indimenticabili sono i 500mila euro dati poco meno di un anno fa per il turismo religioso nel Lagonegrese ed oggi si aggiunge sia lo smacco perpetrato contro le imprese materane che la prebenda regionale distribuita ai comuni amministrati dal PD.
Abbiamo raggiunto il fondo. La gente reagirà quando neanche su questo fondo si riuscirà più a fare clientelismo, una debacle sociale degna di uno studio alla Putnam. La Basilicata è l’unica Regione d’Italia che fa avanzare seri dubbi sulla sostenibilità economica del Titolo V. Spero che oltre a Pittella arrivino le dimissioni di Martorano per aver lasciato i nefropatici senza fondi e liste d’attesa per visite specialistiche superiori all’anno. E dulcis in fundo gradirei le dimissioni della dott.ssa Minardi che ha affossato la capacità produttiva dei fondi europei le cui ricadute produttive sono occulte. Sarebbe bello avere un bilancio chiaro e definitivo sull’Autorità di Gestione Po-Fesr, perché a mio avviso non è stato raggiunto alcun obiettivo del Piano di Valutazione, tra l’altro mai aggiornato al 2013, ed i lucani non sanno esattamente quanti fondi sono stati impegnati, quanti spesi o bloccati in attesa di verifica, quanti ritorneranno indietro e quali obiettivi di sviluppo regionale sono stati raggiunti.  (Giorgio Santoriello) 

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