sabato 27 aprile 2013


Da giovedì 18 aprile sarà in libreria “Sbilanciamo l'economia. Una via d'uscita dalla crisi” di Giulio Marcon e Mario Pianta (Laterza, 2013, 190 pp., 12 euro). Presentiamo di seguito un’anticipazione tratta dal terzo capitolo: “La politica che ci vorrebbe”.

di Giulio Marcon e Mario Pianta, da micromega

La politica ha bisogno di cambiamenti urgenti, che possano dare ai cittadini il senso di un “cambio di rotta” nel ruolo che la politica svolge: un ritorno alla ricerca del bene comune dopo il ripiegamento sugli interessi particolari. Nuove regole per i comportamenti dei partiti e i modi in cui esercitano la funzione di rappresentanza dei cittadini possono contribuire molto a limitare il degrado della politica.

Una nuova legge elettorale. E’ urgente la riforma della legge elettorale; la rappresentanza in parlamento deve riflettere la diversità delle forze politiche presenti nella società e superare le forzature del bipolarismo e dei modelli maggioritari. I cittadini devono poter scegliere i loro candidati. La nuova legge elettorale deve unire il principio della rappresentanza di tutte le forze con meccanismi – premio di maggioranza, doppio turno, ecc - che garantiscano maggioranze stabili e la governabilità del paese.

Le primarie. Le primarie per la scelta dei candidati alle elezioni, all’interno di partiti e coalizioni, sono uno strumento utile di allargamento della democrazia. Devono essere meccanismi aperti ai non iscritti, rivolti a tutti gli elettori di riferimento, con meccanismi che favoriscano la partecipazione di candidati esterni ai partiti e provenienti dalla società civile, compensando la situazione di vantaggio in cui si trovano i candidati legati alle strutture di partito e alle realtà locali.

L’equilibrio di genere. Per l’elezione in tutte le assemblee elettive e nella composizione dei governi e degli organi dirigenti di partito si può introdurre una soglia minima di rappresentanza di genere – uomini e donne - del 40%, principio introdotto in Norvegia molti anni fa e oggi arrivato al 50%.

Il limite dei mandati. Si può introdurre il limite massimo di due mandati (massimo 10 anni) per la stessa carica elettiva (ad esempio due mandati come parlamentare) e di 15 anni cumulativi per tutte le cariche elettive o amministrative (ad esempio 10 anni da parlamentare e 5 da ministro; lo stesso per gli enti locali e le regioni). Il limite dei mandati dovrebbe essere previsto da una legge ordinaria sulla rappresentanza politica.

I conflitti di potere e di interesse. In Europa e Stati Uniti un numero preoccupante di capi di governo e ministri dell’economia proviene direttamente dai vertici di grandi banche e grandi imprese, sollevando gravi problemi di conflitti d’interesse. L’esercizio del potere politico dev’essere indipendente dalle posizioni di potere economico. Si può prevedere per legge che le persone che rivestono posizioni di vertice in importanti organismi privati (italiani o esteri) non possano candidarsi o assumere incarichi di governo per dieci anni dopo la fine delle loro funzioni private. Viceversa, i membri del Parlamento e del governo dovranno attendere 10 anni dopo la fine dei loro mandati per rivestire cariche di vertice in ambito privato. Occorrerà qui una definizione precisa delle posizioni che presentano tale incompatibilità; particolare attenzione dev’essere rivolta ai conflitti d’interesse che riguardano i proprietari di mezzi di comunicazione e televisioni. Una commissione con membri della Corte Costituzionale e cittadini estratti per sorteggio potrà valutare i casi concreti che si possono presentare. Misure analoghe vanno previste per tutte le nomine ai vertici delle autorità pubbliche, dalla Banca centrale alle Authority, alle imprese pubbliche. Misure analoghe vanno previste anche per le posizioni di alta responsabilità politica nelle regioni e negli enti locali. Norme specifiche vanno predisposte per i conflitti d’interesse legati ai patrimoni dei politici.

La non candidabilità dei condannati. Si potrebbe prevedere la non candidabilità per i condannati anche in primo grado per reati gravi (come la criminalità organizzata, l'associazione a delinquere, ecc.) o per reati che ledono l'affidabilità del candidato per compiti di responsabilità nelle istituzioni: i reati di corruzione, di falso in bilancio (da ripristinare), di violazione delle norme sul lavoro, di omofobia ed istigazione al razzismo, reati contro la pubblica amministrazione, ecc. Vanno inoltre rafforzate le norme sulle incompatibilità, l'ineleggibilità, i conflitti d’interesse. Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del febbraio 2013 Gruppo Abele e Libera hanno lanciato la petizione "Riparte il futuro" per rafforzare la legge anticorruzione e in particolare la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso. Hanno aderito 878 candidati; di questi, 276 sono stati eletti. (www.riparteilfuturo.it).

Il limite alle retribuzioni. Si può introdurre un limite alle retribuzioni e indennità per le cariche elettive, oggi pagate in modo sproporzionato (in particolare per le cariche di parlamentari nazionali e consiglieri regionali), prendendo come riferimento la media delle indennità degli omologhi francesi, inglesi e tedeschi o equiparando il trattamento economico a quello dei Sindaci delle grandi città come Roma e Milano. Si può far riferimento in questo caso al lavoro della commissione nominata dal governo Monti e presieduta dal presidente dell'Istat Enrico Giovannini, che ha svolto una ricognizione sulle modalità di retribuzione della politica in Europa e, pur rinunciando a fare proposte specifiche, ha avanzato alcune ipotesi di lavoro in questa direzione.

La fine dei privilegi. Occorre la cancellazione definitiva di ogni trattamento privilegiato ancora esistente per i parlamentari, per i consiglieri regionali e le altre cariche elettive, dal trattamento pensionistico di favore (quello dei parlamentari è finalmente passato alle regole del sistema contributivo), alle tariffe speciali per servizi e prestazioni sanitarie e assicurative, dagli sconti sui viaggi ad altre agevolazioni ingiustificate. Per parlamentari e consiglieri regionali andrebbero eliminati i rimborsi per assistenti e consulenti, che sarebbero pagati - come in Germania - direttamente dal Parlamento o dal Consiglio regionale;

Il finanziamento dei partiti. Il finanziamento pubblico dei partiti è stato abolito da un referendum popolare ed è stato aggirato con il meccanismo dei rimborsi elettorali. La vita dei partiti è importante per la democrazia e non deve dipendere, come negli Stati Uniti, dai finanziamenti privati che condizionano la politica. Si tratta di un tema complesso, che richiede approfondimenti, ma si potrebbe pensare a un sistema misto composto da:
- il finanziamento volontario da parte dei cittadini attraverso il meccanismo del 5 per mille, come avviene per le Onlus;
- la riduzione da 5 euro (com'è oggi), a 1 euro (al pari dei referendum abrogativi e dei progetti di legge di iniziativa popolare) dei rimborsi elettorali;
- agevolazioni, per i partiti allo stesso modo che per le organizzazioni della società civile, sui costi dell’azione politica, derivanti da acquisto e affitto di sedi, contratti di lavoro per il personale, tariffe di telefono, luce, ecc, spese per la stampa e la pubblicità, accesso gratuito a canali di comunicazione, radio e tv pubblica, ecc.

Il funzionamento dei partiti. Andrebbe varata una legge quadro sui partiti politici che preveda:
- l'obbligo di revisione dei bilanci da parte di una società esterna accreditata e la facoltà della Corte dei Conti di effettuare controlli nel caso di utilizzo di fondi pubblici; il limite di contributi da soggetti privati (imprese, società finanziare, fondazioni, ecc.) con un massimo di 50 mila euro;
- l'obbligo di registrazione degli statuti e di verifica con i principi stabiliti dalla legge quadro (attraverso una commissione composta da magistrati e cittadini sorteggiati) e l'esistenza di norme di democraticità del funzionamento interno, quali il principio di accessibilità alle cariche, i limiti temporali dei mandati interni, l'obbligo del voto segreto (come in Germania con una legge del 1993) per gli incarichi, l'incompatibilità tra incarichi di partito ed incarichi amministrativi ed istituzionali, disposizioni sull’equilibrio di genere.

Norme di questo tipo possono correggere alcune delle distorsioni peggiori del sistema della rappresentanza. Tuttavia, la riforma della politica e dei partiti richiede un profondo rinnovamento della visione del potere, della partecipazione politica, dell’etica dei comportamenti di rappresentanti e rappresentati.

 www.giuliomarcon.it - www.novesudieci.org



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