sabato 27 aprile 2013


Da giovedì 18 aprile sarà in libreria “Sbilanciamo l'economia. Una via d'uscita dalla crisi” di Giulio Marcon e Mario Pianta (Laterza, 2013, 190 pp., 12 euro). Presentiamo di seguito un’anticipazione tratta dal terzo capitolo: “La politica che ci vorrebbe”.

di Giulio Marcon e Mario Pianta, da micromega

La politica ha bisogno di cambiamenti urgenti, che possano dare ai cittadini il senso di un “cambio di rotta” nel ruolo che la politica svolge: un ritorno alla ricerca del bene comune dopo il ripiegamento sugli interessi particolari. Nuove regole per i comportamenti dei partiti e i modi in cui esercitano la funzione di rappresentanza dei cittadini possono contribuire molto a limitare il degrado della politica.

Una nuova legge elettorale. E’ urgente la riforma della legge elettorale; la rappresentanza in parlamento deve riflettere la diversità delle forze politiche presenti nella società e superare le forzature del bipolarismo e dei modelli maggioritari. I cittadini devono poter scegliere i loro candidati. La nuova legge elettorale deve unire il principio della rappresentanza di tutte le forze con meccanismi – premio di maggioranza, doppio turno, ecc - che garantiscano maggioranze stabili e la governabilità del paese.

Le primarie. Le primarie per la scelta dei candidati alle elezioni, all’interno di partiti e coalizioni, sono uno strumento utile di allargamento della democrazia. Devono essere meccanismi aperti ai non iscritti, rivolti a tutti gli elettori di riferimento, con meccanismi che favoriscano la partecipazione di candidati esterni ai partiti e provenienti dalla società civile, compensando la situazione di vantaggio in cui si trovano i candidati legati alle strutture di partito e alle realtà locali.

L’equilibrio di genere. Per l’elezione in tutte le assemblee elettive e nella composizione dei governi e degli organi dirigenti di partito si può introdurre una soglia minima di rappresentanza di genere – uomini e donne - del 40%, principio introdotto in Norvegia molti anni fa e oggi arrivato al 50%.

Il limite dei mandati. Si può introdurre il limite massimo di due mandati (massimo 10 anni) per la stessa carica elettiva (ad esempio due mandati come parlamentare) e di 15 anni cumulativi per tutte le cariche elettive o amministrative (ad esempio 10 anni da parlamentare e 5 da ministro; lo stesso per gli enti locali e le regioni). Il limite dei mandati dovrebbe essere previsto da una legge ordinaria sulla rappresentanza politica.

I conflitti di potere e di interesse. In Europa e Stati Uniti un numero preoccupante di capi di governo e ministri dell’economia proviene direttamente dai vertici di grandi banche e grandi imprese, sollevando gravi problemi di conflitti d’interesse. L’esercizio del potere politico dev’essere indipendente dalle posizioni di potere economico. Si può prevedere per legge che le persone che rivestono posizioni di vertice in importanti organismi privati (italiani o esteri) non possano candidarsi o assumere incarichi di governo per dieci anni dopo la fine delle loro funzioni private. Viceversa, i membri del Parlamento e del governo dovranno attendere 10 anni dopo la fine dei loro mandati per rivestire cariche di vertice in ambito privato. Occorrerà qui una definizione precisa delle posizioni che presentano tale incompatibilità; particolare attenzione dev’essere rivolta ai conflitti d’interesse che riguardano i proprietari di mezzi di comunicazione e televisioni. Una commissione con membri della Corte Costituzionale e cittadini estratti per sorteggio potrà valutare i casi concreti che si possono presentare. Misure analoghe vanno previste per tutte le nomine ai vertici delle autorità pubbliche, dalla Banca centrale alle Authority, alle imprese pubbliche. Misure analoghe vanno previste anche per le posizioni di alta responsabilità politica nelle regioni e negli enti locali. Norme specifiche vanno predisposte per i conflitti d’interesse legati ai patrimoni dei politici.

La non candidabilità dei condannati. Si potrebbe prevedere la non candidabilità per i condannati anche in primo grado per reati gravi (come la criminalità organizzata, l'associazione a delinquere, ecc.) o per reati che ledono l'affidabilità del candidato per compiti di responsabilità nelle istituzioni: i reati di corruzione, di falso in bilancio (da ripristinare), di violazione delle norme sul lavoro, di omofobia ed istigazione al razzismo, reati contro la pubblica amministrazione, ecc. Vanno inoltre rafforzate le norme sulle incompatibilità, l'ineleggibilità, i conflitti d’interesse. Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del febbraio 2013 Gruppo Abele e Libera hanno lanciato la petizione "Riparte il futuro" per rafforzare la legge anticorruzione e in particolare la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso. Hanno aderito 878 candidati; di questi, 276 sono stati eletti. (www.riparteilfuturo.it).

Il limite alle retribuzioni. Si può introdurre un limite alle retribuzioni e indennità per le cariche elettive, oggi pagate in modo sproporzionato (in particolare per le cariche di parlamentari nazionali e consiglieri regionali), prendendo come riferimento la media delle indennità degli omologhi francesi, inglesi e tedeschi o equiparando il trattamento economico a quello dei Sindaci delle grandi città come Roma e Milano. Si può far riferimento in questo caso al lavoro della commissione nominata dal governo Monti e presieduta dal presidente dell'Istat Enrico Giovannini, che ha svolto una ricognizione sulle modalità di retribuzione della politica in Europa e, pur rinunciando a fare proposte specifiche, ha avanzato alcune ipotesi di lavoro in questa direzione.

La fine dei privilegi. Occorre la cancellazione definitiva di ogni trattamento privilegiato ancora esistente per i parlamentari, per i consiglieri regionali e le altre cariche elettive, dal trattamento pensionistico di favore (quello dei parlamentari è finalmente passato alle regole del sistema contributivo), alle tariffe speciali per servizi e prestazioni sanitarie e assicurative, dagli sconti sui viaggi ad altre agevolazioni ingiustificate. Per parlamentari e consiglieri regionali andrebbero eliminati i rimborsi per assistenti e consulenti, che sarebbero pagati - come in Germania - direttamente dal Parlamento o dal Consiglio regionale;

Il finanziamento dei partiti. Il finanziamento pubblico dei partiti è stato abolito da un referendum popolare ed è stato aggirato con il meccanismo dei rimborsi elettorali. La vita dei partiti è importante per la democrazia e non deve dipendere, come negli Stati Uniti, dai finanziamenti privati che condizionano la politica. Si tratta di un tema complesso, che richiede approfondimenti, ma si potrebbe pensare a un sistema misto composto da:
- il finanziamento volontario da parte dei cittadini attraverso il meccanismo del 5 per mille, come avviene per le Onlus;
- la riduzione da 5 euro (com'è oggi), a 1 euro (al pari dei referendum abrogativi e dei progetti di legge di iniziativa popolare) dei rimborsi elettorali;
- agevolazioni, per i partiti allo stesso modo che per le organizzazioni della società civile, sui costi dell’azione politica, derivanti da acquisto e affitto di sedi, contratti di lavoro per il personale, tariffe di telefono, luce, ecc, spese per la stampa e la pubblicità, accesso gratuito a canali di comunicazione, radio e tv pubblica, ecc.

Il funzionamento dei partiti. Andrebbe varata una legge quadro sui partiti politici che preveda:
- l'obbligo di revisione dei bilanci da parte di una società esterna accreditata e la facoltà della Corte dei Conti di effettuare controlli nel caso di utilizzo di fondi pubblici; il limite di contributi da soggetti privati (imprese, società finanziare, fondazioni, ecc.) con un massimo di 50 mila euro;
- l'obbligo di registrazione degli statuti e di verifica con i principi stabiliti dalla legge quadro (attraverso una commissione composta da magistrati e cittadini sorteggiati) e l'esistenza di norme di democraticità del funzionamento interno, quali il principio di accessibilità alle cariche, i limiti temporali dei mandati interni, l'obbligo del voto segreto (come in Germania con una legge del 1993) per gli incarichi, l'incompatibilità tra incarichi di partito ed incarichi amministrativi ed istituzionali, disposizioni sull’equilibrio di genere.

Norme di questo tipo possono correggere alcune delle distorsioni peggiori del sistema della rappresentanza. Tuttavia, la riforma della politica e dei partiti richiede un profondo rinnovamento della visione del potere, della partecipazione politica, dell’etica dei comportamenti di rappresentanti e rappresentati.

 www.giuliomarcon.it - www.novesudieci.org



mercoledì 24 aprile 2013

Fosforo: le 10 migliori fonti vegetali

Fosforo: le 10 migliori fonti vegetali

Il fosforo è un elemento nutritivo presente prevalentemente nelle nostre ossa, accanto al calcio, oltre che nei liquidi extracellulari e nei tessuti molli del corpo.

E' essenziale nel nostro metabolismo ed è coinvolto nelle funzioni vitali di tutti gli esseri viventi. Ma è sbagliato credere che esso sia presente solo nel pesce. Le fonti vegetali di fosforo sono numerose e sono costituite principalmente da alcune tipologie di frutta a guscio e di semi oleosi.
Dosi raccomandate

Negli adulti di età superiore ai 25 anni la dose raccomandata di fosforo è di 800 milligrammi al giorno. I neonati sino a 6 mesi hanno un fabbisogno di fosforo di 300 milligrammi al giorno, mentre dai 6 mesi a 1 anno la dose raccomandata è di 600 milligrammi al giorno. I bambini da 1 a 10 anni hanno un fabbisogno di 800 milligrammi al giorno; dagli 11 ai 24 anni il fabbisogno di fosforo è pari a 1200 milligrammi al giorno.
Carenza di fosforo

Data l'ampia diffusione del fosforo negli alimenti, una sua carenza è di solito rara. Nel caso vi sia una carenza di fosforo, le conseguenze della stessa possono portare ad anoressia, turbe mentali, alterazione del sistema muscolo-sceheletrico, alterazioni della conduzione nervosa, stanchezza mentale e fisica, difficoltà nella crescita. La carenza di fosforo può verificarsi in caso di malassorbimento, malnutrizione ed uso prolungato di antiacidi in grado di legarsi al fosforo.
Eccesso di fosforo

Un eccesso nell'assunzione di fosforo attraverso l'alimentazione viene riequilibrato da parte dell'attività renale, che permette di evitare uno sbilanciamento del rapporto tra fosforo e calcio nei fluidi corporei. Alti livelli di fosforo nel sangue possono provocare una crisi tetanica da ipocalcemia.

1) Semi di zucca
I semi di zucca non rappresentano soltanto una fonte di zinco e di ferro, un alimento utile per la protezione del cuore, per il benessere intestinale e per la regolazione del pH, ma anche una delle fonti vegetali maggiormente ricche di fosforo. 100 grammi di semi di zucca contengono 1233 milligrammi di fosforo. I semi di zucca arrostiti, sia salati che non, nella quantità di 100 grammi, ne contengono 1174 milligrammi.

2) Semi di girasole
Un ulteriore fonte molto semplice a cui ricorrere per integrare fosforo nella propria alimentazione è rappresentata dai semi di girasole, da considerare dei veri e propri semi della salute, insieme a quelli di zucca. 100 grammi di semi di girasole (salati o non salati) contengono 666 milligrammi di fosforo.

3) Anacardi
Per quanto riguarda la frutta secca, al primo posto per il contenuto di fosforo troviamo gli anacardi. 100 grammi di anacardi contengono 593 milligrammi di fosforo, un contenuto di poco superiore al fosforo presente in un alimento di origine animale, come il formaggio caciocavallo (590 milligrammi) e di poco inferiore al formaggio svizzero (605 milligrammi).

4) Pinoli secchi
Ecco un alimento saporito, prelibato e particolarmente gustoso, utilizzato comunemente per la preparazione del pesto e da rivalutare anche per la creazione di altre pietanze, per via del suo contenuto di sali minerali. 100 grammi di pinoli secchi presentano un contenuto di fosforo pari a 575 milligrammi.

5) Amaranto
L'amaranto è un alimento antico che necessiterebbe di essere riscoperto, adatto alla preparazione di sformati e dai chicchi dalla consistenza simile alla più nota quinoa. E' ricco di proteine e di sali minerali ed risulta di facile digeribilità. 100 grammi di amaranto contengono 557 milligrammi di fosforo.

6) Noci
Tra la frutta a guscio ricca di fosforo troviamo le noci, che devono essere annoverate inoltre tra gli alimenti vegetali da considerare come importanti fonti di omega-3, accanto ad olio di lino e semi di lino. 100 grammi di noci secche contengono 513 milligrammi di fosforo.

7) Farina di segale
La farina di segale scura rappresenta l'ingrediente principale per la preparazione del pane nero, tipico della tradizione contadina ed ancora preparato in alcune regioni italiane, soprattutto nelle zone montane. Dovremmo imparare ad arricchire la preparazione casalinga del pane con farina di segale. 100 grammi di farina di segale contengono 499 milligrammi di fosforo.

8) Mandorle
Le mandorle, oltre a rappresentare una delle più importanti fonti vegetali di calcio, accanto ai semi di sesamo, devono essere considerate una fonte di fosforo da non sottovalutare. 100 grammi di mandorle contengono infatti 484 milligrammi di fosforo.

9) Pistacchi
Tra le fonti principali di fosforo domina la frutta a guscio, i pistacchi rappresentano un alimento particolarmente benefico per la salute. Sono infatti ricchi di antiossidanti, vitamine, acidi grassi benefici e sali minerali, tra i quali troviamo il fosforo. 100 grammi di pistacchi contengono 469 milligrammi di fosforo.

10) Quinoa
La quinoa è un alimento simile ad un cereale, ma in realtà appartenente alla medesima famiglia di spinaci e barbabietole. Presenta un buon equilibrio tra proteine e carboidrati ed il suo contenuto proteico è superiore a quello di grano riso e miglio. Per quanto riguarda la presenza di fosforo, 100 grammi di quinoa ne contengono 457 milligrammi.


di Marta Albè ,da Informazione libera

lunedì 22 aprile 2013

Sono e resto un uomo di sinistra.


di STEFANO RODOTA',da RepubblicaCARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.

La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone, l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.

Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
(22 aprile 2013)


domenica 21 aprile 2013

MANIFESTO PER LA BASILICATA

Non mi voglio vergognare, voglio continuare ad essere orgoglioso di me.
MANIFESTO PER LA BASILICATA
di Caro Guida,ex segretario PD di Nova Siri
Quante volte sentiamo dire mi vergogno di essere italiano, di essere lucano, di essere novasirese, l’abbiamo sentito e forse detto. Parla di un malessere profondo quando i nostri sentimenti sono offesi da comportamenti indegni soprattutto riferiti alla classe dirigente e politica in particolare. Con la particolarità di addossare agli “altri” le responsabilità di ciò che non ci piace e di quello che non va bene. La mia personale
situazione è più drammatica non potendomi assolvere dalle responsabilità, parlo delle mie responsabilità. Sono al punto che comincio a vergognarmi di me, non degli “altri”. I miei nipoti, alla cui considerazione tengo moltissimo, potranno sì dire zio Carlo è stato onesto, indipendente, non si è mai lasciato coinvolgere, pagandone conseguenze di povertà ed emarginazione, nella bassa cucina politica. Ma ritrovandosi a vivere in una regione impoverita e in un ambiente civile degradato dovranno anche ammettere che “il caro zio” non sia riuscito, non abbia voluto o saputo, contrastare questo degrado e fargli trovare un mondo migliore. Non voglio e non posso portarmi il peso di aver tollerato lo sfascio ed il saccheggio della nostra Regione senza reagire, non voglio lasciare il ricordo di un pavido rinchiuso in quel poco che ha, indifferente ai destini di un popolo, del suo popolo. Non mi voglio vergognare, voglio continuare ad essere orgoglioso di me, voglio che i miei nipoti siano orgogliosi di me, voglio che lo siano i miei familiari ed i miei parenti, i miei amici, i miei concittadini novasiresi ed i miei conterranei lucani. Ho una eredità familiare bellissima ed impegnativa di persone oneste, leali ed indipendenti che voglio trasferire intatta alle successive generazioni della mia famiglia e, come testimonianza, ai miei concittadini. Mi sono appassionato alla politica da ragazzino, dai tempi delle medie. Sono entrato a far parte del primo direttivo del Partito comunista di Nova Siri Scalo all’età di quindici anni su proposta di Totonno Montesano, il sindacalista, nella cui sede si svolse la prima riunione fondativa della nuova sezione dello scalo e fui accolto da tutti i compagni adulti in mezzo a loro. La nostra guida politica era Nicola Toscano, stimato ed ammirato da tutti noi (ancora oggi). Ne fui onorato e commosso. Ziccardi, Giuralongo, De Florio, Collarino, Cascino, i padri della politica nobile a cui la sinistra lucana si è ispirata, dalla prospettiva attuale sembrano personaggi ottocenteschi, romantici e lontani, ma stiamo parlando di trenta o quarant’anni fa, non di due secoli. Pasquale Franco, un vecchio dirigente che commosse tutti tenendoci inchiodati numerosi e silenziosi nella sezione del Pci di Nova Siri paese in uno storico incontro dei primi anni ’70 e, alla fine, tutti con gli occhi lucidi. Quando venivano a trovarci i nostri dirigenti politici a Nova Siri in occasione di comizi ed incontri venivano accolti calorosamente da tutti noi, come abbiamo fatto a smarrire questo patrimonio di idee, di sentimenti e di passioni autentiche, di politica disinteressata? La Resistenza sembrava finita ieri; sembrava che la polvere dei bombardamenti non si fosse ancora del tutto posata e diradata, si sentiva ancora l’eco delle grida dei feriti. I racconti degli anziani ci tenevano muti ed attenti, la sofferenza ed i sacrifici si toccavano nell’aria densa. Era tutto reale, anche i ricordi. Quale fortuna ho avuto a crescere in quell’ambiente di vecchi comunisti, a partire da mio padre. I miei maestri e le mie compagnie me li sono scelti, avrei potuto trascorrere le mie giornate ad acchiappare i grilli nei campi come tanti ragazzini. Volevo capire, volevo crescere in fretta e contribuire all’attività politica ed allo sviluppo della mia comunità, oltre che alla vita familiare. Nell’età adulta mi sono tenuto, a causa del progressivo degrado della politica, abbastanza alla larga, continuando a votare il mio partito. La fondazione del Pd, un partito della sinistra, riformista, democratico e partecipato ha riacceso il mio entusiasmo e la mia passione politica. Ho accettato, su invito ed incoraggiamento di tanti, di far parte del direttivo. La richiesta del direttivo, partita da alcuni amici e divenuta unanime, di diventarne segretario mi mise in crisi, ritenendolo un compito gravoso ed impegnativo a cui non mi sentivo pienamente adeguato. Ho infine accettato per dovere verso il partito e verso la cittadinanza, cogliendo l’opportunità di restituire in parte alla comunità novasirese quello che gli anziani mi avevano dato nel corso della mia vita: principi solidissimi, impegno, disinteresse e amore per la mia comunità. Dal partito ne sono stato espulso, non formalmente, me ne sono io allontanato. Rigettato da un partito che ha tradito i principi su cui era stato fondato, da un partito di clan affaristici in cui il dibattito è soffocato per spegnere idee nuove e l’emergere di nuovi protagonisti. Basta vedere la sezione del Pd di Nova Siri sempre chiusa ed il partito assente; si sveglierà in campagna elettorale. Ho applaudito il segretario regionale Lacorazza quando parlò di partito federale, intendendo ingenuamente la federazione delle idee, di differenti modi di elaborazione politica e dei territori. Mi fu chiaro solo dopo che intendeva la federazione di clan di potere politico affaristico clientelare che si dividono i territori di influenza e che fanno capo a Bubbico, Chiurazzi, Santochirico, Margiotta, Antezza e compagnia depredando. Antezza. Sfogliando L’Espresso casualmente qualche anno fa trovo il suo nome. Mi colpisce, la conosco, torno indietro pensando che i nostri protagonisti sono sulla stampa nazionale, non abbiamo prodotto inutili scartine ma veri personaggi politici. Avrà fatto una proposta di legge a favore dei poveri, dei disoccupati, dei disabili? Avrà intrapreso nobili azioni politiche a favore dei diritti? No. L’articolo parlava addirittura di un “Sistema Antezza”. Questa, diventata senatrice ed impegnata a succhiare bulimicamente soldi e privilegi alla generosa mammella dello Stato Italiano, dopo quella non meno generosa della Regione Basilicata, aveva piazzato un familiare alla Regione ed un altro familiare al Comune di Matera. Per non disperdere i “suoi voti” ed arricchire la famiglia. Per questo uscì sul giornale. Che vergogna. Nel mio partito c’è qualcuno che ha più di un voto, il suo? E ci sono tanti che non hanno più il proprio voto perché l’hanno messo stabilmente nelle mani del capoclan locale, che sia Antezza o Chiurazzi o Bubbico? Nelle mani di questi capiclan le cui pratiche politiche sono l’intrigo, l’accordo sottobanco ed il tradimento e la finalità ultima l’arricchimento personale? Carlo, sveglia! Così stanno le cose. Il partito è nelle mani di un manipolo di notabili con le loro clientele al seguito. Un gruppo di affaristi che pensa solo all’arricchimento personale, agli affari, ai privilegi, alle clientele ed alla rielezione. E che non hanno intenzione di mollare neanche con le cannonate. Disposti a lasciare un posto solo per saltare su uno più prestigioso e meglio retribuito. Che fanno favori negando i diritti. Che hanno corrotto ed impoverito la nostra regione. Una regione bellissima con una storia nobile. Un popolo dignitoso che per generazioni ha sofferto nei campi in attività agricole e pastorali, a calpestare le campagne col freddo, col gelo, col caldo, nella polvere, nel fango, a tutte le ore. Vissuto nelle ristrettezze, quando non nella povertà, e nel sacrificio permanente, di famiglie smembrate dall’emigrazione. Ora una regione saccheggiata ed umiliata dai capiclan della sinistra. Questi hanno ingrossato l’organico di regione, province e comuni. Danno consulenze inutili a familiari e clientes. Hanno creato sedi decentrate, enti, società e consorzi. Per sistemare politici in disuso, familiari e galoppini. Sulla Basilicata sono piovuti ingenti fondi nazionali e comunitari per lo sviluppo economico e l’occupazione. I soldi sono stati spesi, distribuiti agli imprenditori, ma dov’è lo sviluppo? Dove l’occupazione? Dovremmo avere tutti tre lavori, ma c’è solo disoccupazione, lavoro precario e sottopagato, spesso in nero. La regione spende da decenni somme stratosferiche per la formazione, dovremmo darci tutti del tu con Einstein e non sappiamo fare neanche la nostra firma. Questi hanno lucrato sulle nostre ingenue divisioni. Tanti partiti e, dentro i partiti, tante correnti, componenti, gruppi. Reciprocamente diffidenti ed incapaci di comunicare. Mettiamo da parte il passato con tutti gli errori che possiamo aver commesso ognuno di noi, finiamola con “io con quello non ci parlo”, “se c’è quello non ci sto io”, uniamoci e concentriamoci sulle questioni concrete. “Io sono socialista”, “io sono cristiano sociale”, “io sono comunista di sinistra”, “io sono comunista che guarda al centro”, “io sono del centro che guarda a sinistra”, “io sono di matrice cattolica”, “io sono moderato”. Siamo quello che ci pare ma concentriamoci sui problemi in modo aperto e collaborativo sforzandoci di individuare le soluzioni migliori da chiunque siano proposte. Formiamo le maggioranza sulle soluzioni e non sull’appartenenza, non contrastiamo una soluzione o una iniziativa perché l’ha proposta uno antipatico o uno che ha una storia diversa dalla nostra. Una volta può aver ragione uno, un’altra volta un altro. Ma sempre sulle soluzioni, non sulle persone. E non facciamoci prendere per i fondelli dal “loro” rinnovamento, i Lacorazza, Speranza, sono cresciuti alla loro scuola dell’intrigo, dell’accordo sottobanco, della spartizione di posti e risorse. Ora siamo al collasso. Dobbiamo avere un sussulto di dignità e mandarli via. Questa è una dichiarazione di guerra alla classe politica lucana e, per le sue responsabilità, al Pd in primo luogo. La scadenza naturale del consiglio regionale è fra due anni. Ma non aspetteremo tanto, non staremo a guardare mentre continuano a saccheggiare le risorse pubbliche, mentre le famiglie sono ogni giorno più disperate ed i giovani senza alcuna prospettiva. Organizzeremo una campagna per chiedere le dimissioni di questi predatori, per votare la primavera prossima e voltare pagina. Non è una iniziativa vendicativa o punitiva e neanche poveri contro ricchi. È una battaglia delle persone oneste contro i disonesti. Gli imprenditori ed i commercianti saranno i primi beneficiari dei cambiamenti che sapremo produrre, l’economia e l’occupazione si rimetteranno in moto con pochi, semplici atti. È una iniziativa civilissima e non violenta; ferma ma civile, non saranno tollerati atti violenti contro cose e persone. Ci dobbiamo riprendere la nostra regione. Dobbiamo guardare nei bilanci della Regione e di enti e società che ricevono fondi pubblici. Chiudere gli enti inutili e trasferire progressivamente il personale di basso livello in altre strutture in cui possano finalmente ricevere uno stipendio guadagnato e ritrovare la loro dignità. Studiare bilanci ed attività degli enti creati dalla politica. Se dovesse risultare, com’è probabile in alcuni casi, che essi non abbiano svolto attività di una qualche utilità o ricadute per la comunità, i dipendenti, se consentito dalla legge dovranno andar via con l’ultimo stipendio a cercarsi un lavoro vero e scoprire il gusto di uno stipendio sudato e legittimamente guadagnato; mentre i dirigenti dovranno restituire tutte le somme ricevute. I dirigenti dovranno anche rispondere penalmente se riusciremo a dimostrare che i loro enti e società sono stati costituiti al solo scopo di sottrarre fondi alla comunità per intascarseli. Chiameremo persone coraggiose e valorose come Di Pietro ed Ingroia a capo dei dipartimenti regionali ed a dirigere le società che resteranno necessariamente in vita come l’Acquedotto lucano. Faremo piazza pulita di sprechi e privilegi. Chiederemo, se consentito dalla legge, anche ad altri magistrati lucani di mettersi in aspettativa e darci una mano a rimettere in sesto le istituzioni e l’amministrazione regionale. Non è normale, non può essere ordinaria questa soluzione. Ma dovremo superare le resistenze di dirigenti abituati a trattare la cosa pubblica come cosa propria. La magistratura è rimasto l’unico e l’ultimo baluardo della legalità, l’ultima scuola di democrazia, di difesa dello Stato di diritto. La politica ha fallito su tutti i fronti. Poi quando avranno finito il loro compito straordinario potranno tornare al loro lavoro di magistrati. Ma ora c’è da ripulire incrostazioni di decenni di malaffare. Ripulendo il marciume prodotto dai nostri politici, eliminando sprechi e privilegi, scopriremo una regione ricca con tante risorse da destinare allo sviluppo economico, alla salvaguardia dell’ambiente, alla valorizzazione dei territori ed ai servizi per i cittadini. Se mi sarà richiesto di avere un ruolo nelle istituzioni chiamerò le migliori menti e competenze alla guida delle strutture amministrative. Non voglio una sanità gestita da incompetenti e da affaristi che lucrano sui cittadini nel momento del bisogno e della loro debolezza. Per prenotare un esame o una visita risponde una voce “le va bene fra sei mesi”? Per mandarti in ambulatori e laboratori privati o, in alternativa, passare dallo studio di un capoclan della sinistra per “accelerare la pratica”. Voglio una sanità pubblica che funzioni e che risponda “a che ora può venire”? E possibilmente, in presenza di persone non autosufficienti, disabili, anziani, possa chiedere “la mando a prendere”? Ad ogni elezione la sinistra tradizionale perde una parte di sé, la migliore. Prima una parte dell’elettorato vota Di Pietro, un’altra verso l’astensione. Ora una parte significativa vota M5S, una parte Ingroia, un’altra verso l’astensione. Ad ogni elezione si restringe il voto ideale, degli onesti, di chi non chiede contropartite personali alla politica e, di conseguenza, pur riducendosi nel complesso il consenso, dentro la sinistra aumenta il peso di affaristi, galoppini e disonesti. È un processo osmotico in cui la membrana è l’onestà e la legalità e lascia il liquido più pulito da una parte, persone oneste e prive di rappresentanza e dall’altra, minoritaria ma più concentrata, l’acqua sporca dei saccheggiatori di risorse pubbliche, degli avidi di privilegi, di denaro e di potere. Nel Pd è rimasta quasi solo l’acqua sporca, non so se Barca se la sente di tentare di ricostruire una sinistra dissolta e marcia. La Regione Basilicata è ormai corrotta, lo stesso popolo lucano è corrotto avendo accettato di convivere per troppo tempo con la mala politica, con una gestione clientelare del potere in cui anche tante persone semplici si sono fatte trascinare; per ingenuità, per necessità. Non sarei onesto fino in fondo se tacessi che molti di noi si sono acquattati alla loro ombra raccattando le briciole dei loro banchetti. Non giudico, non ne ho titolo, ma ne prendo atto. È come un organismo divorato dal cancro della mala politica. Sta a noi cittadini con pazienza e cautela individuare i pochi brandelli di tessuto sano, le persone oneste, capaci ed indipendenti, su cui applicare i punti di sutura e tentare di ridargli vita. Non sarà facile. Non sarà facile perché ci saranno oltre che le resistenze di chi detiene il potere, anche di tutti quei nostri concittadini che hanno accettato posti improduttivi e parassitari, che in Basilicata sono migliaia. Questi ultimi rappresentano la loro assicurazione sulla vita e dividono la società. Ma questi nostri concittadini devono capire che perso un posto parassitario o una consulenza inutile, con le risorse risparmiate, destinate poi a creare veri posti di lavoro, potranno collocarsi produttivamente e dignitosamente. Glielo faremo capire. Da questo momento griderò ai dirigenti del Pd “Vergogna, chiedete scusa al popolo lucano e andate via” ovunque li incontrerò. Tutti. Bubbico, Antezza, Chiurazzi, Margiotta, Folino, Adduce, Santochirico, Lacorazza, Speranza. Tutti. Incontrerò più spesso, per motivi di vicinanza (ha lo studio nel mio condominio) il Senatore Chiurazzi: glielo dirò ogni volta che lo incontro. Mi sono sforzato di capire le ragioni delle sue scelte e dei suoi comportamenti in politica. Spero ora che lui sappia capire le ragioni delle mie scelte e non se ne senta offeso: non è mancanza di rispetto, ma una necessaria e severa critica politica. Gli voglio bene a livello personale e con la mia pubblica contestazione dei disastrosi risultati del suo impegno in politica lo voglio aiutare a mettere una pezza alla sua sciagurata esperienza politica. Mi auguro che sappia trovare la forza, con il mio incoraggiamento, di farsi un sereno esame di coscienza, di prendere atto di un fallimento, di chiedere davvero scusa al popolo lucano, di farsi da parte per sempre e di non ostacolare il cambiamento. Spero per lui che anche solo per un istante la provi la vergogna di non aver saputo usare “il potere” che ha avuto per migliorare la nostra regione e la vita di noi tutti; che provi la vergogna di aver disonorato un patto con i cittadini. Chiurazzi capirà, gli riconosco una intelligenza che ho avuto modo di apprezzare durante la mia attività di segretario del Pd novasirese. Avranno forse maggiori difficoltà persone a lui vicine, non per mancanza di intelligenza ma per affetto verso il Senatore, per proteggerlo. Lo capisco, anche i sentimenti entrano in politica. Se dovessi perdere l’amicizia di qualcuno mi dispiacerà. Ma non mi fermerà dai miei propositi, correrò anche questo rischio. Comincerò da solo a gridargli vergogna, poi diventeremo in tanti, a Nova Siri e in tutta la Basilicata. Non ho mai voluto candidarmi nonostante gli inviti, anche pressanti, di familiari, amici e concittadini in tanti anni. Ora, dopo quarant’anni di riflessioni politiche e tante esperienze, sento di aver maturato le qualità necessarie per un ruolo nelle istituzioni e sento il dovere di mettere al servizio della comunità quello che ho, il meglio di me, come sempre. In ogni caso il mio contributo al cambiamento non mancherà, ed è già iniziato con questo mio Manifesto. Sono il miglior marito che mia moglie potesse desiderare, il miglior figlio (e i miei fratelli e sorelle non mi sono da meno), il miglior zio, il miglior nipote, il miglior parente per i miei cugini, il miglior amico, il miglior vicino, il miglior collega, il miglior dipendente, il miglior datore di lavoro, il miglior socio, il miglior cittadino per il nostro Stato. Non lo so se sono davvero tutto questo, ma è quello che mi sforzo di essere da quando ho l’uso della ragione. Sono stato pericolosamente impulsivo da bambino, poi psichicamente disturbato, poi complessato e nell’età adulta, per lunghi anni depresso fino agli attacchi di panico. Ho superato tutto questo aggrappandomi al filo della ragione che per fortuna non mi ha mai abbandonato del tutto e faticosamente col tempo e con la pazienza risalito ad una condizione di serenità senza ricorrere a psicofarmaci. Ho sfiorato il manicomio. Ora fra tante difficoltà, sereno. Cosa c’entrano questioni personali ed intime con la politica? È una testimonianza che spero sia utile alle persone in difficoltà, che sono ogni giorno più numerose: non perdete la speranza e la fiducia in voi. Rifletto dalla giovinezza sulla politica, sull’economia e sulla società. Se vogliamo costruire una società migliore abbiamo una sola strada: migliorarci. Dobbiamo essere puntuali, educati e rispettosi, coscienziosi sul lavoro, disponibili col prossimo, leali con tutti. La nostra rivoluzione parte dalla nostra umanità e dai buoni sentimenti. Se nel vostro intorno notate persone in difficoltà, depresse, disperate, senza speranza, dategli una mano, un saluto, una parola; fateli sentire ancora parte della nostra comunità, non fateli sentire abbandonati dalla società, questo li ammazza più delle difficoltà. A volte l’aiuto economico, materiale, non è al primo posto. La cronaca ci pone quotidianamente di fronte a casi di suicidio, persone che arrivano a darsi fuoco come gesto di disperazione estrema. Il Paese è in condizioni di allarmante degrado morale e di declino economico. Cominciamo anche noi onesti a sentirci responsabili della disperazione di tanti. Se non prendiamo iniziative per fermare il declino della nostra società e riprenderci il nostro destino diventiamo complici di una classe dirigente infame. Cominciamo a dare inizio alla campagna “Vergogna!” Per una Lucania libera e amministrata dai cittadini. Diamoci fiducia, diamoci coraggio, andiamo avanti uniti, ce la faremo. Fatemi avere le vostre considerazioni sulla mia iniziativa, mi saranno preziose.
Vi ringrazio tutti per l’attenzione.
Carlo Guida

mercoledì 17 aprile 2013

TROVATA NELL'ANTICA CHIESA DI SAN PAOLO

DESIDERATA

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Di' la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l'immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice.

TROVATA NELL'ANTICA CHIESA DI SAN PAOLO - BALTIMORA 
DATATA 1692 (traduzione di Enrico Orofino) 

sabato 13 aprile 2013

Cos'è il lievito madre e come si fa? Tutto quello che c'è da sapere.

di Giulia Landini, da Informazione libera 

La leggenda narra che intorno al 2000 a.c., sotto il caldo sole egiziano, fu lasciato un pezzo crudo di impasto per il PANE AZZIMO. Esso iniziò a fermentare, divenne gonfio e grande. Fu così che, cuocendolo, si ebbe un pane più leggero, fragrante e di una consistenza decisamente piacevole.
Che cosa poteva mai essere quella magia? L'esperimento fu ripetuto e si comprese che, tenendo da parte un pezzettino dell'impasto crudo per il pane appena fatto, esso innescava la lievitazione nella panificazione successiva. Questo pezzettino si gonfiava, presentava bollicine dentro e fuori, odorava di acido.

Nasceva così il lievito madre, chiamato altresì PASTA MADRE, pasta acida o lievito naturale, nient'altro che una parte della pagnotta per il pane lasciata per più giorni a fermentare.
Il lievito madre è un impasto di acqua, farina e un agente attivatore contenente zuccheri semplici, una mela o il miele sono gli attivatori più efficienti: questi tre elementi si mischiano tra loro, con i batteri e i lieviti presenti nell'atmosfera, sulle proprie mani e sul piano di lavoro.
Lieviti e batteri attaccano gli zuccheri dell'attivatore e delle FARINE: grazie alla presenza di enzimi specifici, trasformano le sostanze zuccherine presenti nella farina e nell’attivatore di fermentazione in acidi, alcol e sostanze aromatiche. Nasce così il lievito madre.

Fisicamente il lievito madre è un pezzettino di impasto bucherellato: ogni persona che panifica con il lievito madre vi suggerirà il suo metodo di rinfresco pre-panificatorio. Ne esistono, infatti, moltissimi e la via più saggia è quella di provarli tutti!
Qui se ne riportano due.
Ogni volta che si panifica si stacca una porzione di lievito madre rinfrescato la sera prima, al quale si andrà ad aggiungere la farina, acqua, un poco di miele e ciò che preferiamo per il nostro pane casalingo (spezie, semi, aromatiche).
L'altro metodo consiste nel prendere tutto il lievito madre, aggiungere il quantitativo di farina e acqua che ci occorre a seconda della quantità di pane che si andrà a cuocere, lasciare lievitare dalle 5 alle 8 ore (prima lievitazione), staccare un pezzo di lievito madre da mettere via e proseguire con la panificazione.

Turorial: come fare il lievito madre
http://www.youtube.com/watch?v=W-V2uk5yVEM&feature=player_embedded


In entrambi (e forse più) metodi, il lievito madre “avanzato” si conserva in un vasetto di vetro, in inverno a temperatura ambiente, in estate in frigorifero.
Il lievito madre si rinfresca ogni tre-quattro giorni se tenuto a temperatura ambiente, una volta a settimana se sceglierete il frigorifero: ossia andrà nutrito e abbeverato, con circa 3-4 cucchiai di farina biologica, circa 100 gr, e acqua quanto basta. Versate gli ingredienti in una ciotola di ceramica nella quale avrete precedentemente versato il vostro lievito madre, impastare bene fino a creare una pallina compatta ma leggermente appiccicosa. Riponetela nel suo vasetto di vetro, a temperatura ambiente in inverno, in frigorifero d'estate.

Altro aspetto importantissimo del lievito madre è che “lui” vive: è, cioè, un organismo vivente che ha fame e sete.
Dovrete averne estrema cura e imparare a conoscere il vostro lievito madre: solo così vi donerà un pane eccelso nel gusto e nella consistenza.
Ultima cosa: date un nome al vostro lievito madre, siate un poco bohemienne. Non chiamatela “pasta madre”: Caterina, Costanza, Genoveffa, Contessa, qualsiasi nome, purché sentito, andrà bene.

Lievito madre: DOVE LI TROVO?
Il punto più discusso riguardo il lievito madre è la sua reperibilità: dove lo compro?
Ci sono buone (o cattive?) notizie: la pasta madre NON si compra, o si autoproduce, o la si riceve in regalo. Se si riceve in regalo, basterà iniziare a prendersene cura: solitamente più il lievito madre è vecchio (ne esistono alcun centenari, ossia che vengono rinfrescati, regalati, portati avanti da centinaia di anni) più aumenta la sua stabilità, il suo sapore sarà meno acido, il PH del vostro pane migliorerà; se invece opterete per autoprodurre la pasta madre, leggete la ricetta di seguito.

Ricetta per autoprodurre il lievito madre in casa
Ci sono molti modi per autoprodurre il lievito madre: in rete ognuno condivide il proprio e nessuno si può dire sbagliato.

Passo 1
Ingredienti
200 grammi di farina tipo “0” biologica
100 grammi di acqua tiepida
1 cucchiaino di miele biologico (serve a far partire la fermentazione, in quanto composto da zuccheri semplici più facilmente “attaccabili” dai microorganismi)
Impastate tutti gli ingredienti per bene, fino ad ottenere una piccola palla morbida e liscia. Riponete questo primo impasto in una ciotola coperta da un panno umido e lasciatelo riposare a temperatura ambiente (tra i 18 e i 25 gradi) per 48 ore.
Trascorse queste 48 ore noterete che qualcosa è già successo: l’impasto si è leggermente gonfiato e sono comparsi i primi alveoli.

Passo 2
200 grammi dell’impasto precedente
200 grammi di farina tipo “0” biologica
100 grammi di acqua tiepida
Stemperate l’impasto precedente nell’acqua tiepida e una volta sciolto per bene aggiungete la farina. Procedete dunque come al punto precedente, fino ad ottenere un nuovo impasto ben modellato.
Avete appena eseguito quello che si chiama “rinfresco”, cioè avete dato da mangiare nuovi zuccheri semplici e complessi ai vostri lieviti.
Coprite e fate riposare per altre 48 ore.

Passi successivi
Continuate questa procedura di “rinfresco” per almeno una/due settimane, finché il vostro impasto non sarà in grado di raddoppiare il suo volume in circa 4 ore.
Terminato questo processo, la vostra pasta madre è pronta per essere utilizzata per produrre il vostro pane. Si conserverà in frigorifero in un vasetto di vetro anche per più di una settimana, tra un rinfresco e l’altro.

Infine, a coloro che si cimenteranno nella panificazione casalinga con pasta madre, è bene ricordare che il pane perfetto non esiste: sarà solo l'esperienza che vi aiuterà a trovare piccoli escamotage. 

martedì 9 aprile 2013

Il segretario del Pd: ho i numeri per il Colle


LA BATTAGLIA PER IL QUIRINALE

​L'intenzione è di non tirare fuori l’«arma letale», però «se Silvio mi costringerà glielo farò capire: il capo dello Stato possiamo eleggercelo da soli anche domattina». Pier Luigi Bersani ha iniziato il training autogeno in vista del decisivo faccia a faccia con il Cavaliere. Prova a immaginare le battute, gli scambi di cortesia, i momenti di tensione. Ma ha ben presente quale è il suo punto di forza: i voti già in cassaforte per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. E quelli che potrebbero arrivare grazie alle crescenti tensioni in M5S.

«Il massimo della trattativa possibile l’ha già fatta intravedere Dario – dice il segretario in tesi colloqui telefonici riferendosi a Franceschini, e non senza fastidio per la corsa in avanti dell’ex segretario Pd –: un esecutivo in cui noi e il Pdl non ci mischiamo né in Aula né sui ministri, con pochi punti qualificanti, in cui il Pd si assume in prima persona la responsabilità di avviare il cambiamento, di gestirlo senza lasciarci travolgere dal populismo e senza correre a folle velocità verso il voto. Niente di più. E per il Colle Silvio potrà scegliere tra nostre personalità di assoluta garanzia, uomini delle istituzioni...». Il borsino di giornata vede in salita Franco Marini, in stallo Emma Bonino (nella logica di calamitare anche qualche grillino, ma ponderando il rischio di un’immediata serrata dei cattolici di entrambi gli schieramenti e di Scelta civica), in attesa Giuliano Amato.

Ma Bersani pensa a un piano-B nel caso in cui il Cavaliere, dopo il faccia a faccia, dica chiaro e tondo di rifiutare l’ipotesi dell’appoggio esterno e di pretendere il pieno coinvolgimento nel nuovo esecutivo. «Sarebbe irresponsabile in questo quadro politico, con la gente che non ne può più degli accordicchi e delle paralisi», ragiona il segretario. In quel caso, il leader Pd sarebbe pronto allo strappo. Alla «fuga solitaria», come dicono le colombe del partito. All’elezione a maggioranza di Romano Prodi o di un nome concordato con l’ala trattativista di M5S. I suoi gli dicono che sono ormai diventati 20 i parlamentari disposti a ragionare su un pacchetto Colle-esecutivo. Basterebbero.

Il problema, a quel punto, diverrebbero gli equilibri interni al Pd e l’atteggiamento dei montiani. Bersani è convinto di spuntarla su entrambi i fronti. Con il Prof il segretario ha accennato nell’ultimo incontro all’ipotesi del governo di scopo, che di fatto è l’attuale opzione politica di Scelta civica. Gli basterebbe dimostrare che lui con il Cavaliere le ha provate tutte, ma proprio tutte, per tenerlo nella partita. E che invece il Cav ha cercato pretesti per le urne. Il segretario, inoltre, crede che il partito, nonostante tutti i mal di pancia, non avrà nulla da ridire circa la sua strenua resistenza alle larghe intese con il Pdl.

Gli equilibri sono sottilissimi. E al puzzle manca l’elemento-decisivo: la «sorpresa», il «coniglio nel cilindro» con cui Berlusconi si presenterà al colloquio. Lui un nome per il Quirinale lo ha in serbo da settimane. E il sospetto nell’entourage del segretario è che sarà una trappola, una personalità che capovolga il tavolo e metta lui, il Cavaliere, sul terreno del "cambiamento" tanto amato da Bersani.

di Marco Iasevoli,da Avvenire


domenica 7 aprile 2013

Lo spettacolo della vita dentro il bicchiere


Che cosa è meglio, il vino o la birra? La migliore risposta la dà uno dei più grandi scrittori di un popolo che beve birra: Thomas Mann, tedesco di Lubecca. Nei «Buddenbrook» la sorella del protagonista si sposa con un uomo ricco ma volgare; quando il fratello la va a trovare, suo marito gli chiede se vuol bere qualcosa, «Grazie sì», «Birra o vino?», «Come volete», «No no, come volete voi», «Vino, grazie», «Ma non volete birra?», «Come volete», «No no, come volete voi». A questo punto l’ospite si secca: «Allora vino, grazie». La sorella diventa paonazza per la vergogna. La volgarità è non sapere che un uomo per bene, a un ospite per bene, offre vino e non birra. Mi piacerebbe sapere quale vino fu offerto all’erede dei «Buddenbrook». Oggi non mi stupirei se in una famiglia tedesca per bene si offrisse vino veronese: perché i tedeschi amano il Lago di Garda, «Unser Gardasee», scendono per un’autostrada che li porta dritti fin qui (e prosegue fino a Lignano, che è la loro spiaggia), e qui conoscono i ristoranti, e sanno distinguere i grandi vini. A Lignano Hemingway era di casa, ci aveva un capanno per la caccia. Tra tutti i vini veneti Hemingway prediligeva il Valpolicella. Lo definiva: «Cordiale come l’abbraccio di un amico». Quando moriva l’Unione Sovietica, son venuti a trovarmi tre scrittori russi, Breitburd, Ajtmatov e Bondarev. Li porto in un ristorante, e loro: «Come si chiama la vostra vodka?», «Grappa». Chiamano il cameriere e chiedono grappa. Il cameriere porta un bicchierino a testa. Tutti e tre tracannano il bicchierino in un sorso. Io no. Mi chiedono perché. «Noi beviamo prima vino, per fare amicizia, e alla fine grappa». Il più autorevole, Breitburd (ma il più grande era Ajtmatov) si alza in piedi, china la testa e fa: «Potrai mai perdonarci di non avere rispettato la vostra usanza del vino?». Avevano il complesso di venire dal Paese del proletariato, temevano di non conoscere l’etichetta borghese, specialmente in tema di bere. Sollevavano il bicchiere di vino per il gambo, attenti a non toccare il calice. Come se celebrassero una messa. Il vino è un pacificatore. All’università, discutendo tesi di laurea, succedeva che verso le 11 tutti eravamo sfiniti. Si usciva un attimo e si andava al bar. A bere la bevanda che qui tutti bevono: lo spritz, un miscuglio di vino, seltz e Bitter Campari. Dopo di che le discussioni filavano più lisce, e i voti erano più alti. Alla Maturità, stessa cosa: se la commissione litigava e alzava i toni, il preside portava in tavola tre bottiglie di Prosecco. Tutto scorreva come l’olio. Al Premio Viareggio, quando in giuria ci sentiva litigare, perché non saltava fuori il vincitore, il patron dell’Albergo Principe di Piemonte portava tartine e Verdicchio fresco: in dieci minuti trovavamo il libro da premiare. A Stoccolma ho parlato di Primo Levi all’Istituto italiano di cultura, e c’era tutta l’intellighenzia della città. Anche votanti del Nobel. Il direttore m’ha spiegato: «Quando presentiamo un autore qui, si fiondano tutti, perché sanno che trovano il vino italiano». Non è che il vino italiano non si trovi in giro per Stoccolma, nei negozi e nei ristoranti, ma costa carissimo, perché è gravato da una pesante tassa d’importazione, il cui ricavato va alla Casa Reale. E così, qualcuno s’è diplomato grazie al vino. Qualcuno s’è laureato. Qualcuno ha vinto il Premio Viareggio. E forse qualcuno ha vinto pure il Nobel. 
Fonte: la Stampa