Non mi voglio vergognare, voglio continuare ad essere orgoglioso di me.
MANIFESTO PER LA BASILICATA
di Caro Guida,ex segretario PD di Nova Siri
Quante volte sentiamo dire mi vergogno di essere italiano, di essere lucano, di essere novasirese, l’abbiamo sentito e forse detto. Parla di un malessere profondo quando i nostri sentimenti sono offesi da comportamenti indegni soprattutto riferiti alla classe dirigente e politica in particolare. Con la particolarità di addossare agli “altri” le responsabilità di ciò che non ci piace e di quello che non va bene. La mia personale
situazione è più drammatica non potendomi assolvere dalle responsabilità, parlo delle mie responsabilità. Sono al punto che comincio a vergognarmi di me, non degli “altri”. I miei nipoti, alla cui considerazione tengo moltissimo, potranno sì dire zio Carlo è stato onesto, indipendente, non si è mai lasciato coinvolgere, pagandone conseguenze di povertà ed emarginazione, nella bassa cucina politica. Ma ritrovandosi a vivere in una regione impoverita e in un ambiente civile degradato dovranno anche ammettere che “il caro zio” non sia riuscito, non abbia voluto o saputo, contrastare questo degrado e fargli trovare un mondo migliore. Non voglio e non posso portarmi il peso di aver tollerato lo sfascio ed il saccheggio della nostra Regione senza reagire, non voglio lasciare il ricordo di un pavido rinchiuso in quel poco che ha, indifferente ai destini di un popolo, del suo popolo. Non mi voglio vergognare, voglio continuare ad essere orgoglioso di me, voglio che i miei nipoti siano orgogliosi di me, voglio che lo siano i miei familiari ed i miei parenti, i miei amici, i miei concittadini novasiresi ed i miei conterranei lucani. Ho una eredità familiare bellissima ed impegnativa di persone oneste, leali ed indipendenti che voglio trasferire intatta alle successive generazioni della mia famiglia e, come testimonianza, ai miei concittadini. Mi sono appassionato alla politica da ragazzino, dai tempi delle medie. Sono entrato a far parte del primo direttivo del Partito comunista di Nova Siri Scalo all’età di quindici anni su proposta di Totonno Montesano, il sindacalista, nella cui sede si svolse la prima riunione fondativa della nuova sezione dello scalo e fui accolto da tutti i compagni adulti in mezzo a loro. La nostra guida politica era Nicola Toscano, stimato ed ammirato da tutti noi (ancora oggi). Ne fui onorato e commosso. Ziccardi, Giuralongo, De Florio, Collarino, Cascino, i padri della politica nobile a cui la sinistra lucana si è ispirata, dalla prospettiva attuale sembrano personaggi ottocenteschi, romantici e lontani, ma stiamo parlando di trenta o quarant’anni fa, non di due secoli. Pasquale Franco, un vecchio dirigente che commosse tutti tenendoci inchiodati numerosi e silenziosi nella sezione del Pci di Nova Siri paese in uno storico incontro dei primi anni ’70 e, alla fine, tutti con gli occhi lucidi. Quando venivano a trovarci i nostri dirigenti politici a Nova Siri in occasione di comizi ed incontri venivano accolti calorosamente da tutti noi, come abbiamo fatto a smarrire questo patrimonio di idee, di sentimenti e di passioni autentiche, di politica disinteressata? La Resistenza sembrava finita ieri; sembrava che la polvere dei bombardamenti non si fosse ancora del tutto posata e diradata, si sentiva ancora l’eco delle grida dei feriti. I racconti degli anziani ci tenevano muti ed attenti, la sofferenza ed i sacrifici si toccavano nell’aria densa. Era tutto reale, anche i ricordi. Quale fortuna ho avuto a crescere in quell’ambiente di vecchi comunisti, a partire da mio padre. I miei maestri e le mie compagnie me li sono scelti, avrei potuto trascorrere le mie giornate ad acchiappare i grilli nei campi come tanti ragazzini. Volevo capire, volevo crescere in fretta e contribuire all’attività politica ed allo sviluppo della mia comunità, oltre che alla vita familiare. Nell’età adulta mi sono tenuto, a causa del progressivo degrado della politica, abbastanza alla larga, continuando a votare il mio partito. La fondazione del Pd, un partito della sinistra, riformista, democratico e partecipato ha riacceso il mio entusiasmo e la mia passione politica. Ho accettato, su invito ed incoraggiamento di tanti, di far parte del direttivo. La richiesta del direttivo, partita da alcuni amici e divenuta unanime, di diventarne segretario mi mise in crisi, ritenendolo un compito gravoso ed impegnativo a cui non mi sentivo pienamente adeguato. Ho infine accettato per dovere verso il partito e verso la cittadinanza, cogliendo l’opportunità di restituire in parte alla comunità novasirese quello che gli anziani mi avevano dato nel corso della mia vita: principi solidissimi, impegno, disinteresse e amore per la mia comunità. Dal partito ne sono stato espulso, non formalmente, me ne sono io allontanato. Rigettato da un partito che ha tradito i principi su cui era stato fondato, da un partito di clan affaristici in cui il dibattito è soffocato per spegnere idee nuove e l’emergere di nuovi protagonisti. Basta vedere la sezione del Pd di Nova Siri sempre chiusa ed il partito assente; si sveglierà in campagna elettorale. Ho applaudito il segretario regionale Lacorazza quando parlò di partito federale, intendendo ingenuamente la federazione delle idee, di differenti modi di elaborazione politica e dei territori. Mi fu chiaro solo dopo che intendeva la federazione di clan di potere politico affaristico clientelare che si dividono i territori di influenza e che fanno capo a Bubbico, Chiurazzi, Santochirico, Margiotta, Antezza e compagnia depredando. Antezza. Sfogliando L’Espresso casualmente qualche anno fa trovo il suo nome. Mi colpisce, la conosco, torno indietro pensando che i nostri protagonisti sono sulla stampa nazionale, non abbiamo prodotto inutili scartine ma veri personaggi politici. Avrà fatto una proposta di legge a favore dei poveri, dei disoccupati, dei disabili? Avrà intrapreso nobili azioni politiche a favore dei diritti? No. L’articolo parlava addirittura di un “Sistema Antezza”. Questa, diventata senatrice ed impegnata a succhiare bulimicamente soldi e privilegi alla generosa mammella dello Stato Italiano, dopo quella non meno generosa della Regione Basilicata, aveva piazzato un familiare alla Regione ed un altro familiare al Comune di Matera. Per non disperdere i “suoi voti” ed arricchire la famiglia. Per questo uscì sul giornale. Che vergogna. Nel mio partito c’è qualcuno che ha più di un voto, il suo? E ci sono tanti che non hanno più il proprio voto perché l’hanno messo stabilmente nelle mani del capoclan locale, che sia Antezza o Chiurazzi o Bubbico? Nelle mani di questi capiclan le cui pratiche politiche sono l’intrigo, l’accordo sottobanco ed il tradimento e la finalità ultima l’arricchimento personale? Carlo, sveglia! Così stanno le cose. Il partito è nelle mani di un manipolo di notabili con le loro clientele al seguito. Un gruppo di affaristi che pensa solo all’arricchimento personale, agli affari, ai privilegi, alle clientele ed alla rielezione. E che non hanno intenzione di mollare neanche con le cannonate. Disposti a lasciare un posto solo per saltare su uno più prestigioso e meglio retribuito. Che fanno favori negando i diritti. Che hanno corrotto ed impoverito la nostra regione. Una regione bellissima con una storia nobile. Un popolo dignitoso che per generazioni ha sofferto nei campi in attività agricole e pastorali, a calpestare le campagne col freddo, col gelo, col caldo, nella polvere, nel fango, a tutte le ore. Vissuto nelle ristrettezze, quando non nella povertà, e nel sacrificio permanente, di famiglie smembrate dall’emigrazione. Ora una regione saccheggiata ed umiliata dai capiclan della sinistra. Questi hanno ingrossato l’organico di regione, province e comuni. Danno consulenze inutili a familiari e clientes. Hanno creato sedi decentrate, enti, società e consorzi. Per sistemare politici in disuso, familiari e galoppini. Sulla Basilicata sono piovuti ingenti fondi nazionali e comunitari per lo sviluppo economico e l’occupazione. I soldi sono stati spesi, distribuiti agli imprenditori, ma dov’è lo sviluppo? Dove l’occupazione? Dovremmo avere tutti tre lavori, ma c’è solo disoccupazione, lavoro precario e sottopagato, spesso in nero. La regione spende da decenni somme stratosferiche per la formazione, dovremmo darci tutti del tu con Einstein e non sappiamo fare neanche la nostra firma. Questi hanno lucrato sulle nostre ingenue divisioni. Tanti partiti e, dentro i partiti, tante correnti, componenti, gruppi. Reciprocamente diffidenti ed incapaci di comunicare. Mettiamo da parte il passato con tutti gli errori che possiamo aver commesso ognuno di noi, finiamola con “io con quello non ci parlo”, “se c’è quello non ci sto io”, uniamoci e concentriamoci sulle questioni concrete. “Io sono socialista”, “io sono cristiano sociale”, “io sono comunista di sinistra”, “io sono comunista che guarda al centro”, “io sono del centro che guarda a sinistra”, “io sono di matrice cattolica”, “io sono moderato”. Siamo quello che ci pare ma concentriamoci sui problemi in modo aperto e collaborativo sforzandoci di individuare le soluzioni migliori da chiunque siano proposte. Formiamo le maggioranza sulle soluzioni e non sull’appartenenza, non contrastiamo una soluzione o una iniziativa perché l’ha proposta uno antipatico o uno che ha una storia diversa dalla nostra. Una volta può aver ragione uno, un’altra volta un altro. Ma sempre sulle soluzioni, non sulle persone. E non facciamoci prendere per i fondelli dal “loro” rinnovamento, i Lacorazza, Speranza, sono cresciuti alla loro scuola dell’intrigo, dell’accordo sottobanco, della spartizione di posti e risorse. Ora siamo al collasso. Dobbiamo avere un sussulto di dignità e mandarli via. Questa è una dichiarazione di guerra alla classe politica lucana e, per le sue responsabilità, al Pd in primo luogo. La scadenza naturale del consiglio regionale è fra due anni. Ma non aspetteremo tanto, non staremo a guardare mentre continuano a saccheggiare le risorse pubbliche, mentre le famiglie sono ogni giorno più disperate ed i giovani senza alcuna prospettiva. Organizzeremo una campagna per chiedere le dimissioni di questi predatori, per votare la primavera prossima e voltare pagina. Non è una iniziativa vendicativa o punitiva e neanche poveri contro ricchi. È una battaglia delle persone oneste contro i disonesti. Gli imprenditori ed i commercianti saranno i primi beneficiari dei cambiamenti che sapremo produrre, l’economia e l’occupazione si rimetteranno in moto con pochi, semplici atti. È una iniziativa civilissima e non violenta; ferma ma civile, non saranno tollerati atti violenti contro cose e persone. Ci dobbiamo riprendere la nostra regione. Dobbiamo guardare nei bilanci della Regione e di enti e società che ricevono fondi pubblici. Chiudere gli enti inutili e trasferire progressivamente il personale di basso livello in altre strutture in cui possano finalmente ricevere uno stipendio guadagnato e ritrovare la loro dignità. Studiare bilanci ed attività degli enti creati dalla politica. Se dovesse risultare, com’è probabile in alcuni casi, che essi non abbiano svolto attività di una qualche utilità o ricadute per la comunità, i dipendenti, se consentito dalla legge dovranno andar via con l’ultimo stipendio a cercarsi un lavoro vero e scoprire il gusto di uno stipendio sudato e legittimamente guadagnato; mentre i dirigenti dovranno restituire tutte le somme ricevute. I dirigenti dovranno anche rispondere penalmente se riusciremo a dimostrare che i loro enti e società sono stati costituiti al solo scopo di sottrarre fondi alla comunità per intascarseli. Chiameremo persone coraggiose e valorose come Di Pietro ed Ingroia a capo dei dipartimenti regionali ed a dirigere le società che resteranno necessariamente in vita come l’Acquedotto lucano. Faremo piazza pulita di sprechi e privilegi. Chiederemo, se consentito dalla legge, anche ad altri magistrati lucani di mettersi in aspettativa e darci una mano a rimettere in sesto le istituzioni e l’amministrazione regionale. Non è normale, non può essere ordinaria questa soluzione. Ma dovremo superare le resistenze di dirigenti abituati a trattare la cosa pubblica come cosa propria. La magistratura è rimasto l’unico e l’ultimo baluardo della legalità, l’ultima scuola di democrazia, di difesa dello Stato di diritto. La politica ha fallito su tutti i fronti. Poi quando avranno finito il loro compito straordinario potranno tornare al loro lavoro di magistrati. Ma ora c’è da ripulire incrostazioni di decenni di malaffare. Ripulendo il marciume prodotto dai nostri politici, eliminando sprechi e privilegi, scopriremo una regione ricca con tante risorse da destinare allo sviluppo economico, alla salvaguardia dell’ambiente, alla valorizzazione dei territori ed ai servizi per i cittadini. Se mi sarà richiesto di avere un ruolo nelle istituzioni chiamerò le migliori menti e competenze alla guida delle strutture amministrative. Non voglio una sanità gestita da incompetenti e da affaristi che lucrano sui cittadini nel momento del bisogno e della loro debolezza. Per prenotare un esame o una visita risponde una voce “le va bene fra sei mesi”? Per mandarti in ambulatori e laboratori privati o, in alternativa, passare dallo studio di un capoclan della sinistra per “accelerare la pratica”. Voglio una sanità pubblica che funzioni e che risponda “a che ora può venire”? E possibilmente, in presenza di persone non autosufficienti, disabili, anziani, possa chiedere “la mando a prendere”? Ad ogni elezione la sinistra tradizionale perde una parte di sé, la migliore. Prima una parte dell’elettorato vota Di Pietro, un’altra verso l’astensione. Ora una parte significativa vota M5S, una parte Ingroia, un’altra verso l’astensione. Ad ogni elezione si restringe il voto ideale, degli onesti, di chi non chiede contropartite personali alla politica e, di conseguenza, pur riducendosi nel complesso il consenso, dentro la sinistra aumenta il peso di affaristi, galoppini e disonesti. È un processo osmotico in cui la membrana è l’onestà e la legalità e lascia il liquido più pulito da una parte, persone oneste e prive di rappresentanza e dall’altra, minoritaria ma più concentrata, l’acqua sporca dei saccheggiatori di risorse pubbliche, degli avidi di privilegi, di denaro e di potere. Nel Pd è rimasta quasi solo l’acqua sporca, non so se Barca se la sente di tentare di ricostruire una sinistra dissolta e marcia. La Regione Basilicata è ormai corrotta, lo stesso popolo lucano è corrotto avendo accettato di convivere per troppo tempo con la mala politica, con una gestione clientelare del potere in cui anche tante persone semplici si sono fatte trascinare; per ingenuità, per necessità. Non sarei onesto fino in fondo se tacessi che molti di noi si sono acquattati alla loro ombra raccattando le briciole dei loro banchetti. Non giudico, non ne ho titolo, ma ne prendo atto. È come un organismo divorato dal cancro della mala politica. Sta a noi cittadini con pazienza e cautela individuare i pochi brandelli di tessuto sano, le persone oneste, capaci ed indipendenti, su cui applicare i punti di sutura e tentare di ridargli vita. Non sarà facile. Non sarà facile perché ci saranno oltre che le resistenze di chi detiene il potere, anche di tutti quei nostri concittadini che hanno accettato posti improduttivi e parassitari, che in Basilicata sono migliaia. Questi ultimi rappresentano la loro assicurazione sulla vita e dividono la società. Ma questi nostri concittadini devono capire che perso un posto parassitario o una consulenza inutile, con le risorse risparmiate, destinate poi a creare veri posti di lavoro, potranno collocarsi produttivamente e dignitosamente. Glielo faremo capire. Da questo momento griderò ai dirigenti del Pd “Vergogna, chiedete scusa al popolo lucano e andate via” ovunque li incontrerò. Tutti. Bubbico, Antezza, Chiurazzi, Margiotta, Folino, Adduce, Santochirico, Lacorazza, Speranza. Tutti. Incontrerò più spesso, per motivi di vicinanza (ha lo studio nel mio condominio) il Senatore Chiurazzi: glielo dirò ogni volta che lo incontro. Mi sono sforzato di capire le ragioni delle sue scelte e dei suoi comportamenti in politica. Spero ora che lui sappia capire le ragioni delle mie scelte e non se ne senta offeso: non è mancanza di rispetto, ma una necessaria e severa critica politica. Gli voglio bene a livello personale e con la mia pubblica contestazione dei disastrosi risultati del suo impegno in politica lo voglio aiutare a mettere una pezza alla sua sciagurata esperienza politica. Mi auguro che sappia trovare la forza, con il mio incoraggiamento, di farsi un sereno esame di coscienza, di prendere atto di un fallimento, di chiedere davvero scusa al popolo lucano, di farsi da parte per sempre e di non ostacolare il cambiamento. Spero per lui che anche solo per un istante la provi la vergogna di non aver saputo usare “il potere” che ha avuto per migliorare la nostra regione e la vita di noi tutti; che provi la vergogna di aver disonorato un patto con i cittadini. Chiurazzi capirà, gli riconosco una intelligenza che ho avuto modo di apprezzare durante la mia attività di segretario del Pd novasirese. Avranno forse maggiori difficoltà persone a lui vicine, non per mancanza di intelligenza ma per affetto verso il Senatore, per proteggerlo. Lo capisco, anche i sentimenti entrano in politica. Se dovessi perdere l’amicizia di qualcuno mi dispiacerà. Ma non mi fermerà dai miei propositi, correrò anche questo rischio. Comincerò da solo a gridargli vergogna, poi diventeremo in tanti, a Nova Siri e in tutta la Basilicata. Non ho mai voluto candidarmi nonostante gli inviti, anche pressanti, di familiari, amici e concittadini in tanti anni. Ora, dopo quarant’anni di riflessioni politiche e tante esperienze, sento di aver maturato le qualità necessarie per un ruolo nelle istituzioni e sento il dovere di mettere al servizio della comunità quello che ho, il meglio di me, come sempre. In ogni caso il mio contributo al cambiamento non mancherà, ed è già iniziato con questo mio Manifesto. Sono il miglior marito che mia moglie potesse desiderare, il miglior figlio (e i miei fratelli e sorelle non mi sono da meno), il miglior zio, il miglior nipote, il miglior parente per i miei cugini, il miglior amico, il miglior vicino, il miglior collega, il miglior dipendente, il miglior datore di lavoro, il miglior socio, il miglior cittadino per il nostro Stato. Non lo so se sono davvero tutto questo, ma è quello che mi sforzo di essere da quando ho l’uso della ragione. Sono stato pericolosamente impulsivo da bambino, poi psichicamente disturbato, poi complessato e nell’età adulta, per lunghi anni depresso fino agli attacchi di panico. Ho superato tutto questo aggrappandomi al filo della ragione che per fortuna non mi ha mai abbandonato del tutto e faticosamente col tempo e con la pazienza risalito ad una condizione di serenità senza ricorrere a psicofarmaci. Ho sfiorato il manicomio. Ora fra tante difficoltà, sereno. Cosa c’entrano questioni personali ed intime con la politica? È una testimonianza che spero sia utile alle persone in difficoltà, che sono ogni giorno più numerose: non perdete la speranza e la fiducia in voi. Rifletto dalla giovinezza sulla politica, sull’economia e sulla società. Se vogliamo costruire una società migliore abbiamo una sola strada: migliorarci. Dobbiamo essere puntuali, educati e rispettosi, coscienziosi sul lavoro, disponibili col prossimo, leali con tutti. La nostra rivoluzione parte dalla nostra umanità e dai buoni sentimenti. Se nel vostro intorno notate persone in difficoltà, depresse, disperate, senza speranza, dategli una mano, un saluto, una parola; fateli sentire ancora parte della nostra comunità, non fateli sentire abbandonati dalla società, questo li ammazza più delle difficoltà. A volte l’aiuto economico, materiale, non è al primo posto. La cronaca ci pone quotidianamente di fronte a casi di suicidio, persone che arrivano a darsi fuoco come gesto di disperazione estrema. Il Paese è in condizioni di allarmante degrado morale e di declino economico. Cominciamo anche noi onesti a sentirci responsabili della disperazione di tanti. Se non prendiamo iniziative per fermare il declino della nostra società e riprenderci il nostro destino diventiamo complici di una classe dirigente infame. Cominciamo a dare inizio alla campagna “Vergogna!” Per una Lucania libera e amministrata dai cittadini. Diamoci fiducia, diamoci coraggio, andiamo avanti uniti, ce la faremo. Fatemi avere le vostre considerazioni sulla mia iniziativa, mi saranno preziose.
Vi ringrazio tutti per l’attenzione.
Carlo Guida