Aventino
Di Carlo Galli, da Repubblica
AventinoDal nome di un colle romano sul quale nel 287 a. C. si ritirò polemicamente la plebe, nell'ambito del conflitto fra patrizi e plebei che già nel 494 e nel 449 a. C. aveva visto analoghe secessioni in un'altra località, il Monte Sacro.
A quell'episodio si ispirò chi volle dare un nome classico alla reazione di sdegno e di ripulsa che a partire dal 26 giugno 1924 portò l'opposizione parlamentare (tranne i comunisti) ad abbandonare la Camera e a riunirsi in una sala di Montecitorio per protestare contro l'uccisione del leader socialista Matteotti. La dittatura fascista si affermò a partire dal gennaio del 1925, e nel 1926 i deputati aventiniani, e i comunisti, furono dichiarati decaduti.
Oggi nel lessico politico si intende con Aventino la secessione di una minoranza da un'assemblea della quale reputa inutile continuare a far parte, dato che le sue regole sono sistematicamente e grossolanamente violate da una maggioranza prevaricatrice: una strategia, quindi, di radicale delegittimazione dell'avversario e della sua prassi politica.
La situazione aventiniana è ricca di ambivalenze e di contraddizioni: da una parte è simbolicamente fortissima davanti all'opinione pubblica, e segna il passaggio, per chi ne è il soggetto, dalla passività al protagonismo e all'assertività; dall'altra può essere controproducente, in quanto lascia il campo libero, sotto il profilo della legalità formale, a chi non abbandona l'istituzione. In ogni caso, l'Aventino è
una soglia critica che non è prudente valicare solo per protesta o testimonianza; è necessario anche un obiettivo preciso quale può essere, ad esempio, forzare la maggioranza a fare concessioni oppure spingere l'istanza politica che ne ha diritto a sciogliere l'assemblea che ha subito la secessione, data la sua sopravvenuta insanabile disfunzionalità.
Di Carlo Galli, da Repubblica
AventinoDal nome di un colle romano sul quale nel 287 a. C. si ritirò polemicamente la plebe, nell'ambito del conflitto fra patrizi e plebei che già nel 494 e nel 449 a. C. aveva visto analoghe secessioni in un'altra località, il Monte Sacro.
A quell'episodio si ispirò chi volle dare un nome classico alla reazione di sdegno e di ripulsa che a partire dal 26 giugno 1924 portò l'opposizione parlamentare (tranne i comunisti) ad abbandonare la Camera e a riunirsi in una sala di Montecitorio per protestare contro l'uccisione del leader socialista Matteotti. La dittatura fascista si affermò a partire dal gennaio del 1925, e nel 1926 i deputati aventiniani, e i comunisti, furono dichiarati decaduti.
Oggi nel lessico politico si intende con Aventino la secessione di una minoranza da un'assemblea della quale reputa inutile continuare a far parte, dato che le sue regole sono sistematicamente e grossolanamente violate da una maggioranza prevaricatrice: una strategia, quindi, di radicale delegittimazione dell'avversario e della sua prassi politica.
La situazione aventiniana è ricca di ambivalenze e di contraddizioni: da una parte è simbolicamente fortissima davanti all'opinione pubblica, e segna il passaggio, per chi ne è il soggetto, dalla passività al protagonismo e all'assertività; dall'altra può essere controproducente, in quanto lascia il campo libero, sotto il profilo della legalità formale, a chi non abbandona l'istituzione. In ogni caso, l'Aventino è
una soglia critica che non è prudente valicare solo per protesta o testimonianza; è necessario anche un obiettivo preciso quale può essere, ad esempio, forzare la maggioranza a fare concessioni oppure spingere l'istanza politica che ne ha diritto a sciogliere l'assemblea che ha subito la secessione, data la sua sopravvenuta insanabile disfunzionalità.
Nessun commento:
Posta un commento