Un'Italia in bianco e nero
Risparmiamo meno, amiamo i social network, disposti al sacrificio per il bene del Paese
La fotografia annuale che il Censis scatta dell’Italia, per quest’anno, è in bianco e nero. E parla di una società fragile, isolata ed eterodiretta, vista la propensione degli uffici europei «a dettarci l'agenda». Una società prigioniera dei poteri finanziari «che fanno rigore ma non fanno sviluppo».
E' il quadro tracciato dal 45esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.
Non solo è allarme povertà per 4 milioni di famiglie italiane, un numero cresciuto di mezzo milione (+14,6%) solo negli ultimi 5 anni. Nel periodo 2006-2010, si legge nel rapporto, si è avuto un aumento di oltre 505.000 famiglie in condizione di deprivazione (+14,6%), che ora sono 4 milioni; è aumentato di oltre 1 milione (sono 4,1 milioni in totale) il numero di famiglie che hanno intaccato il patrimonio o contratto debiti; le coppie con figli in povertà assoluta sono aumentate di 115.000 nuclei (+37%) e sono ormai oltre 424.000; le monogenitoriali in povertà assoluta sono aumentate di 65.000 nuclei (+72,3%) e sono salite a 154.000; le famiglie numerose in povertà assoluta con 5 e più componenti sono aumentate di 43.000 unità (+41,6%) e sono ora 147.000.
L'economia è stagnate ma l'export è una delle poche variabili in crescita: +15% nel 2010 e +16% nel primo semestre del 2011. Tra le cause del ristagno economico il Censis sottolinea il deficit di classi dirigenti: nel nostro Paese i vertici decisionali si sono ridotti di oltre 100.000 unità tra il 2007 e il 2010, passando da 553.000 a 450.000, cioé dal 2,4% al 2% del totale degli occupati. Sono una fascia sociale fortemente maschilizzata: le donne sono solo un quinto del totale e la loro incidenza tende a diminuire (dal 21,4% al 20,1%). Gli under 45 rappresentano meno del 40% (mentre sono quasi il 60% degli occupati totali). La quota dei laureati (36,4%) è poco più del doppio di quella riferita all'occupazione totale, ma decisamente inferiore a quella delle professioni specializzate.
«In questi mesi - si legge nel rapporto - la società italiana si è rivelata fragile, isolata e eterodiretta. Nel picco della crisi 2008-2009 avevamo dimostrato una tenuta superiore a tutti gli altri, guadagnandoci una good reputation internazionale. Ma ora siamo fragili a causa di una crisi che viene dal non governo della finanza globalizzata e che si esprime sul piano interno con un sentimento di stanchezza collettiva e di inerte fatalismo rispetto al problema del debito pubblico. Siamo isolati, perché restiamo fuori dai grandi processi internazionali. E siamo eterodiretti, vista la propensione degli uffici europei a dettarci l'agenda. Viviamo esprimendoci con concetti e termini che nulla hanno a che fare con le preoccupazioni della vita collettiva (basti pensare a quanto hanno tenuto banco negli ultimi mesi termini come default, rating, spread, ecc.) e alla fine ci associamo, ma da prigionieri, alle culture e agli interessi che guidano quei concetti e quei termini».
La dialettica politica inoltre, sottolinea il Censis, è «prigioniera del primato dei poteri finanziari. Era prevedibile che la verticalizzazione e la personalizzazione del potere coltivate negli ultimi vent'anni avrebbero impoverito nel tempo la nostra forza di governo. Si è così creato un deficit politico che ha favorito una logica di polarizzazione decisionale: in basso vince il primato del mercato, in alto il primato degli organismi apicali del potere finanziario. 'Ognuno per se' e Francoforte per tutti' sembra il messaggio corrente».
Fonte : Vivere
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