16/12/2011 - TACCUINO
Parola d'ordine è votare sì
ma dissentire dal governo
di MARCELLO SORGI, dalla stampa
E’ inutile nasconderlo: il voto di fiducia con cui la Camera darà oggi la sua approvazione alla manovra del governo arriva in un clima deteriorato, non solo per gli incidenti che la Lega ha continuato a provocare in aula anche a Montecitorio, dopo le tensioni di mercoledì al Senato, ma anche per le evidenti prese di distanze dei due maggiori partiti della maggioranza da Monti.
Votare ma dissentire, per dare agli elettori la sensazione che solo cause di forza maggiore impongono di sostenere un governo impegnato a emanare provvedimenti impopolari come quelli chiesti dall’Europa e contenuti nel decreto «Salva-Italia»: questa sembra essere la strategia del sostegno critico che accomuna Pd e Pdl. Bersani, che si era detto «stupefatto» per la rinuncia alle liberalizzazioni contestate da farmacisti e tassisti, ieri ha confermato sia l’appoggio che le perplessità sulla manovra, e ha lasciato trasparire solidarietà per le proteste sindacali.
Quanto a Berlusconi, alla presentazione del libro di Bruno Vespa ha fatto anche un accenno all’eventualità di elezioni anticipate, spiegando che se un partito dovesse accorgersi dai sondaggi che è in grado di vincerle, sarebbe suo diritto chiederle. Il Cavaliere ha poi replicato a Bossi. E ha detto che già nei suoi primi giorni di lavoro Monti - e a suo giudizio sarebbe «disperato» per questo ha potuto sperimentare le difficoltà di governare con un sistema istituzionale che non risponde, e va riformato, e con un Parlamento che ancora una volta ha cercato di stravolgere la manovra con i suoi troppi emendamenti.
Interrogato sulle proteste leghiste, Monti ha cercato di minimizzare, raccontando solo di aver visto nell’aula di Palazzo Madama suoi «conterranei» in vivace attività. Chi invece ha fatto le spese della confusione generata dal Carroccio alla Camera è stato il ministro per i rapporti con il Parlamento Giarda, che a stento è riuscito ad annunciare la richiesta del voto di fiducia da parte del governo.
Salvo ulteriori sorprese, il voto di oggi dovrebbe essere scontato, data la larghissima maggioranza su cui, malgrado i mugugni, Monti può contare. Anche Di Pietro ha assicurato che voterà la fiducia e s’è fatto fotografare in plateale stretta di mano con Bersani. Dalla prossima settimana la manovra approderà al Senato. Il varo definitivo è previsto per il 23 dicembre, sempre che non intervengano ulteriori modifiche del testo che costringerebbero ad un nuovo passaggio alla Camera.
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