Goffredo Mameli scrisse il suo Canto degli Italiani nel 1847. Aveva vent’anni e un sogno: un grande Paese unito nel cacciare lo straniero. Dopo 150 anni, le note dell’Inno italiano risuoneranno in tutta Italia, stadi compresi. Spazio alla tradizione, quindi. Ma nelle radio arriva anche un rap, "I Nuovi Mille", scritto ad hoc da Lucariello, Giuliano Sangiorgi e Vittorio Cosma, che diventa sfolgorante simbolo dell’Italia di oggi.
«Mille speranze mille vite mille sogni/mille destini quando s’incontrano fanno scintille/fuori dai riflettori si muovono i nuovi mille», recita il testo del brano cantato dal rapper napoletano Lucariello insieme a Gerardina Trovato e a un coro di voci bianche. «L’inno di Mameli - dice Lucariello - è il grido di un giovane che credeva in un paese migliore, le parole sono quelle di un altro tempo, ma l’intento era quello. Probabilmente all’epoca queste canzoni avevano la stessa risonanza che oggi ha internet per i ragazzi che vivono in nord Africa, erano un incoraggiamento profondo per combattere una battaglia impossibile, unire la propria gente violentata da millenni di invasioni e di separazioni».
«Mille speranze mille vite mille sogni/mille destini quando s’incontrano fanno scintille/fuori dai riflettori si muovono i nuovi mille», recita il testo del brano cantato dal rapper napoletano Lucariello insieme a Gerardina Trovato e a un coro di voci bianche. «L’inno di Mameli - dice Lucariello - è il grido di un giovane che credeva in un paese migliore, le parole sono quelle di un altro tempo, ma l’intento era quello. Probabilmente all’epoca queste canzoni avevano la stessa risonanza che oggi ha internet per i ragazzi che vivono in nord Africa, erano un incoraggiamento profondo per combattere una battaglia impossibile, unire la propria gente violentata da millenni di invasioni e di separazioni».
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