mercoledì 5 gennaio 2011

Incontro-flop tra i leader, domenica ci provano le segreterie
FABIO POZZO
TORINO
La Fiom massimalista? Sono tutte, scusi il termine, stronzate. Se sostenere che la titolarietà di un contratto di lavoro non è del sindacato ma dei lavoratori è essere estremisti, allora è proprio cambiato il mondo...» dice l’ex leader delle tute blu Cgil, Gianni Rinaldini. «La verità è che Fiom ha riportato al centro del dibattito la questione del lavoro». Meno che, almeno finora, in Cgil, aggiunge il coordinatore dell’area di minoranza interna alla confederazione di corso Italia.

E già. Se il caso Fiat è qualcosa di inedito, lo è anche la guida non unitaria di Cgil e Fiom. Da qui, anche, la dialettica piuttosto difficile tra i rispettivi leader, Susanna Camusso e Maurizio Landini. Dal loro incontro dell’altra sera, circa tre ore di faccia-a-faccia, non pare sia sortito nulla, salvo l’appuntamento per domenica sera delle rispettive segreterie. Il punto? Cgil condivide con Fiom il «no» (nel merito) agli accordi di Pomigliano e Mirafiori, e ai toni e atteggiamenti dell’ad di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, ma poi diverge nella strategia da adottare all’indomani del referendum su Mirafiori. Se vinceranno i «sì» all’intesa, dice Camusso, bisogna prenderne atto e non restare fuori. Da qui, il suggerimento di una firma tecnica, con riserva, aggiuntiva. Insomma, un modo per rientrare (e contare). Ma Landini rispedisce il suggerimento al mittente: «Non esiste. O si firma o non si firma».

«Mi vedo Marchionne davanti a una firma tecnica, che non capisce e chiede spiegazioni: che cosa significa, ci state o non ci state? In realtà, la questione non si pone: lo statuto Fiom non consente di andare a un referendum che mette al vaglio diritti indisponibili alla logica del voto come quello allo sciopero» spiega Rinaldini. Ciò significa che difficilmente dalla riunione di domenica sortirà una mediazione. Almeno, non indietreggerà Fiom. «La posizione è stata ratificata dall’80% del comitato centrale» spiega Rinaldini. Il discorso, piuttosto, è sulla posizione di Cgil. «È paradossale che su questione come queste non vi sia discussione interna» aggiunge ancora l’ex leader Fiom, che smentisce però ipotesi di scissione, di lotte intestine al sindacato dei metalmeccanici e di regolamenti di conti tra quest’ultimo e la Cgil («Le segreterie espressioni di mozioni congressuali diverse? Ma il sindacato non si muove con logiche partitiche»). Che sia impasse, però, tra Camusso e Landini nessuno lo nega. Forse, l’apertura potrebbe venire dalla rappresentanza e le sue regole: Cgil ha convocato per il 15 gennaio il suo direttivo (chiesto dalla minoranza) con all’ordine del giorno proprio il tema della democrazia sindacale.

Resta la posizione isolata di Fiom. «Non lo è tra la gente. Gli studenti, ad esempio. Lo sciopero del 28 gennaio sarà una grande sorpresa...» dice ancora Rinaldini. Comunque sia, il leader Landini cerca di non infilarsi nell’angolo. L’appello pro-Fiom di MicroMega con Camilleri e la Hack, quello di 19 intellettuali torinesi tra i quali Revelli e Vattimo; gli incontri con le forze politiche: ieri è stato con Di Pietro, lunedì sarà la volta di Bersani e poi Vendola, fa sapere sempre Landini, che cerca alleanze e mantiene alto il tiro e parla di «colpo di Stato», di «violazione della Costituzione da parte di Marchionne». Proprio mentre dal Colle arriva il monito del presidente Napolitano per un «dialogo più costruttivo». «Un appello condivisibile» osserva il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. «Le buone relazioni industriali si fondano sul dialogo, ma ovviamente anche sulla capacità di decidere». Il ministro spiega anche che le intese su base aziendale come quella Fiat «evolveranno verso un accordo collettivo che potrebbe riguardare il settore dell’auto o una sezione dei metalmeccanici, come è avvenuto per la siderurgia, o un contratto a parte come per le tlc anni fa».

Fioccano le reazioni, la politica si divide, i cattolici pure. Il sindacato non più, già fatto. «La linea della Fiom non ha nulla di sindacale: attraverso l’autoesclusione vuole visibilità di natura politica» dice il segretario Uilm, Rocco Palombella. Parla di «dibattito fuorviante» il segretario Ugl Giovanni Centrella e sottolinea che «si preferisce spostare per ovvie ragioni l’attenzione sulla violazione o meno del sistema delle regole anziché sulla salvaguardia dei posti di lavoro». Dialettica, nell’attesa del referendum. «Il destino dei lavoratori Fiat di Mirafiori è nelle loro mani. Se non passa il sì al referendum, non ci saranno soluzioni» dice il segretario Fismic Roberto Di Maulo, che lunedì avvierà la campagna di volantinaggio «pro sì» davanti alla fabbrica. La consultazione potrebbe tenersi il 14 gennaio: oggi, forse, l’annuncio della data.
Fonte : La stampa 

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